In Campania, su 31 punti monitorati,
oltre la metà supera i limiti di legge in materia di
inquinamento: sono sedici quelli giudicati fortemente inquinati
e uno inquinato. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i
principali veicoli con cui l'inquinamento microbiologico,
causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in
mare. Con record assoluti, situazioni che nonostante gli esposti
dell'associazione e i controlli delle forze dell'ordine mostrano
un inquinamento ormai cronico: è il caso, ad esempio, della foce
del fiume Irno a Salerno, del Savone a Mondragone, del fiume
Sarno tra Castellammare e Torre Annunziata, della foce dei Regi
Lagni a Castel Volturno, della foce del canale di Licola a
Pozzuoli e della foce del torrente Asa a Pontecagnano, giudicati
"fortemente inquinati" per il decimo anno consecutivo. È questa
in sintesi la fotografia scattata lungo le coste campane dai
tecnici di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente
dedicata al monitoraggio ed all'informazione sullo stato di
salute delle coste e delle acque italiane. A disegnare la mappa
dell'inquinamento ambientale in Campania ci hanno pensato, nella
Casina pompeiana della villa comunale di Napoli, Mariateresa
Imparato, presidente Legambiente Campania, Andrea Minutolo,
portavoce Goletta Verde, Daniela Villani, delegata al Mare
Comune di Napoli, Lucio De Maio, responsabile Unità Operativa
Mare Arpa Campania, e Claudio Marro, dirigente Unità Operativa
Complessa Monitoraggio e Controlli Arpa Campania.
"Premesso che il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai
controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora
presenti nei sistemi depurativi regionali - sottolinea Andrea
Minutolo, portavoce di Goletta Verde - precisiamo che la
fotografia scattata da Goletta Verde ha l'obiettivo di
restituire un'istantanea che denota la presenza di casi cronici
che segnaliamo da anni, ma per i quali evidentemente nulla è
stato fatto. Il nostro obiettivo è quello di puntare
l'attenzione sull'inquinamento da scarsa o assente depurazione
che ancora oggi affligge il nostro Paese. Ricordiamo che sono
già quattro le procedure di infrazione comminate all'Italia
dall'Ue con un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia
arrivato pochi mesi fa. Basti pensare che, solo per la prima, la
Commissione Europea ha già condannato il nostro Paese a pagare
una multa di 25 milioni di euro più 30 milioni per ogni semestre
di ritardo nella messa a norma. Soldi che avremmo potuto
spendere per adeguare il nostro sistema depurativo attraverso
progetti innovativi a difesa della salute del mare e dei
cittadini".
"Anche i controlli effettuati dall'Arpac rendono bene la
gravità della situazione della depurazione in Campania dove, di
fronte a quella che ormai è diventata una vera e propria
emergenza - sottolinea Mariateresa Imparato, presidente di
Legambiente Campania - poco o niente è stato fatto dalle
istituzioni. Quello della pessima qualità delle nostre acque in
prossimità delle foci, che spesso diventano fogne a cielo aperto
a causa del mancato funzionamento degli impianti di depurazione,
deve diventare un tema prioritario nelle agende della classe
politica regionale. È ora che la Regione Campania metta in atto
al più presto un'adeguata ed efficace azione di prevenzione,
piuttosto che attendere il conclamarsi delle varie crisi che
puntualmente colpiscono il territorio come l'emergenza sul
fronte della depurazione. Proprio per questo abbiamo accolto con
piacere la proposta di legge di riordino dell'Arpac con
l'obiettivo di conferire a questo importante organismo un nuovo
protagonismo. Speriamo che tutto ciò avvenga in tempi celeri,
dotando l'Agenzia di risorse, strumenti e capacità di controllo,
mantenendo saldo e rafforzando il principio ente terzo e
imparziale".
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