(di Nando Piantadosi)
Cinquanta euro per un certificato
di morte naturale, 70 per un test del Dna per la cremazione:
firmavano senza fare accertamenti e analisi sui defunti alcuni
medici dell'Asl Napoli 1 Centro, ritenuti al centro di
un'associazione a delinquere sgominata oggi da carabinieri del
Nas, con 69 arresti. Il gip Fabio Provvisier ha disposto il
carcere per 18 dei 96 indagati, e i domiciliari per altri 51,
tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata al
falso ideologico e materiale, e, a vario titolo, di corruzione e
truffa aggravata ai danni del Servizio sanitario nazionale. Tra
questi di sono anche cinque medici.
Tre di questi, in particolare, si fidavano ciecamente di
quanto i delegati delle agenzie funebri complici sottoponevano
loro, limitandosi a intascare il denaro.
Ad eseguire gli esami del Dna e a classificare come naturali
quelle morti, suscitando ora inquietanti interrogativi, erano i
necrofori. E a consegnare i kit per il l'esame del Dna era uno
dei medici finiti oggi in carcere. Inoltre, molti sono i test
trovati e sequestrati dal Nas negli uffici delle pompe funebri.
L'indagine della Procura di Napoli parte dal caso di
assenteismo di un medico dell'Asl denunciato dalla stessa
Azienda sanitaria locale Napoli 1 Centro: si tratta di una
dottoressa che gestisce un centro estetico privato. Indagando
sulle sue assenze, i carabinieri hanno scoperto l'associazione a
delinquere composta anche da intermediari (perlopiù gravitanti
nel mondo dell'invalidità civile), appartenenti a patronati, a
Caf, ad agenzie private e dipendenti comunali dell'Ufficio
cimiteriale e dell'Anagrafe.
Per accaparrarsi il funerale c'era anche chi cambiava
illecitamente il numero civico dell'abitazione del morto, per
fare in modo che rientrasse nel distretto sanitario 24: tutti i
300 casi documentati ricadono nel quartiere Chiaia, zona in
passato al centro di un'indagine sui falsi invalidi. E tra gli
arrestati c'è anche una vecchia conoscenza, un ex consigliere di
municipalità che faceva da intermediario, ritenuto l'ideatore di
quella vecchia truffa.
Per mesi e mesi i passaggi dei soldi, movimenti e
conversazioni degli indagati sono stati sotto il controllo delle
telecamere: video, agli atti, che ad avviso degli inquirenti non
lasciano dubbi sulle irregolarità commesse.
Oltre ai casi riconducibili al cosiddetto business del "caro
estinto", i carabinieri del Nas hanno documentato anche numerosi
episodi di assenteismo che hanno visto protagonisti medici e
anche la concessione, sempre in cambio di mazzette, dei
contrassegni per i disabili finiti sui parabrezza delle auto di
falsi handicappati in cambio di 300 euro. Ovviamente un ruolo
cruciale, nel business del "caro estinto", l'hanno avuto anche i
dipendenti comunali, che, in cambio di mazzette, rilasciavano
autorizzazioni per il trasporto e le cremazioni sulla base di
certificati medici falsi, evitando di verificare la genuinità
delle firme dei congiunti dei defunti, che non venivano apposte
in loro presenza.
Il Nas ha anche scoperto che quando i dipendenti comunali si
sono accorti dell'esistenza delle indagini, hanno avvertito gli
imprenditori loro amici delle pompe funebri, anche inquinando le
prove.
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