(di Angelo Cerulo)
"Non c'era mai uno stile unico da
seguire ma andava adottato di volta in volta e io cercavo di
seguirlo nelle sue indicazioni; il maestro Roberto De Simone -
dimenticato da Napoli e della cultura nazionale - non ha mai
pensato di rifare quello che già aveva fatto per non cadere
nell'equivoco della cose precostituite, nelle 'forme chiuse' ma
seguiva percorsi diversificati. Era un artista 'rinascimentale',
ispirato ed eclettico. Omnicomprensivo, multidisciplinare,
transdisciplinare, una mente complessa. Se ne è andato un
rappresentante importante del Novecento". Così all'ANSA il
professor Gennaro Vallifuoco, 58 anni, irpino, docente di
Scenografia nell'Accademia di Belle Arti di Napoli,
illustratore, pittore, collaboratore per anni del maestro De
Simone e per il quale ha realizzato le scenografie de 'Il Re
Bello' e di 'Trianon Opera', l'ultimo lavoro teatrale del
maestro. E anche Vallifuoco, così come il maestro Riccardo Muti,
stigmatizza l'atteggiamento assunto da Napoli ma anche dalla
cultura italiana nel suo complesso nei confronti di De Simone.
"Non so se ci sia un sentimento di ingratitudine - spiega
Vallifuoco mentre si reca alla Camera Ardente insieme con alcuni
suoi allievi - di sicuro c'è un problema culturale a livello
generale: determinati contenuti strettamente culturali riferiti
a parametri elevati non vengono considerati perché non
corrispondono alle esigenze del mercato e della
'commerciabilità' che purtroppo si fa della cultura".
"Concordo con il maestro Muti - evidenzia il docente noto
anche per la sua produzione delle 'Matres Matutae' - lo ha
dimenticato Napoli ma anche gran parte del panorama culturale
nazionale. In ogni caso intendo con le mie parole fotografare un
momento in cui i valori culturali oggettivi vengono accantonati
in favore di altri criteri, altre necessità che intravedono i
sistemi dell'organizzazione culturale in genere". De Simone,
secondo lo scenografo, non è stato ignorato del tutto, ma la
cultura non si è preoccupata più di tanto di portare avanti
alcuni valori impostati in tanti anni di carriera del maestro.
Quali? "Mi riferisco all'alta cultura, al grande teatro, a una
certa letteratura, alla favolistica tradizionale, ai tanti
argomenti che il maestro ha portato avanti anche
nell'antropologia, nell'etnografia".
Gennaro Vallifuoco ha cominciato a lavorare con Roberto De
Simone a 24 anni. "Avevo appena finito l'Accademia a Firenze;
contattai De Simone perché intesi fare la tesi di laurea sulla
'Gatta Cenerentola'. Da quel momento cominciò un percorso di
collaborazione; a Vallifuoco gli chiese di fare una ricerca sul
campo di fiabe e racconti nell'area irpina: "Accettai di fare
questa esperienza da etnoantropologo. Mi aprì un mondo che in
parte già conoscevo ma del quale non intravedevo la vastità.
Cominciai a immaginare diverse cose, dipingendole, e gli
piacquero. Mi propose allora le illustrazioni per il primo
volume - 'Fiabe Campane' - per l'edizione 'I Millenni'
(Einaudi), poi ne abbiamo fatti altri due". Un unicum nel
panorama letterario italiano, sottolinea Vallifuoco: "Oltre a
Fiabe Campane, anche 'Il Cunto de li Cunti' e 'La Canzone
Napolitana'. Da ricordare anche "Le Guarattelle tra Pulcinella
Teresina e la Morte" con Franco Di Mauro editore e altre
pubblicazioni". Insomma lo stesso sentire? "In un certo senso
sì. Il maestro mi chiamava a interpretare visivamente i
contenuti letterari di riferimento dell'opera che dovevano
essere messi in luce ed io provavo a realizzare visivamente le
idee. Spero di esserci riuscito. Ma ora ho perso oltre a un
Maestro anche un Amico".
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