"La questione della psicologia
scolastica è sul tappeto da 35 anni, ci sono diverse esperienze
a livello regionale ma non si è ancora arrivati ad un coagulo
nazionale. Su questo il Ministero dell'Istruzione è parzialmente
sensibile, bisogna fare ancora uno sforzo di interlocuzione per
poter arrivare ad un risultato concreto". Lo ha detto alla
Reggia di Caserta il presidente dell'Associazione italiana di
Psicologia (Aip) Sergio Salvatore, tra gli organizzatori del
Convegno dal titolo "Menti giovani in un mondo complesso". "Oggi
- aggiunge Salvatore - sono però più ottimista, perché le
dimensioni del disagio giovanile sono così cresciute in fase
pandemica e post-pandemica che hanno spinto le istituzioni a
muoversi in questa direzione. La vera sfida è fare in modo che
il servizio non si limiti solo a tamponare il disagio, ma possa
trattare la funzione psicologica per quello che è, cioè un
potenziatore delle capacità della scuola di funzionare e dunque
lavorare in un'ottica preventiva sul disagio". Per Salvatore
bisogna lavorare lungo alcune fondamentali direttive: in primis
"vanno sostenute strutture che si occupano di giovani, cioè le
scuole, le famiglie e le agenzie edicative, poi trasformare
l'Italia in un paese per giovani, perché oggi non lo è". In
concreto, sottolinea Salvatore, è necessario dunque "pensare i
giovani non solo in termini di scarto da ciò che dovrebbero
essere, ma come una concreta e reale soggettività che va
compresa e sviluppata, ciò vuol dire sviluppare politiche
educative basate sull'agire dei giovani, creare opportunità di
partecipazione attiva coinvolgendoli nei processi decisionali,
creare spazi di espressione all'interno dei contesti scolastici
e istituzionali, offrire occasioni di impegno e sperimentazione
e potenziare il supporto psicologico e sociale, attraverso
servizi di consulenza per il benessere, anche nelle scuole e
nelle università".
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