A dirlo all'ANSA è Tonino Bernabè, presidente di Romagna Acque, società che gestisce le fonti romagnole, commentando la tracimazione della diga di Ridracoli (Forlì-Cesena).
In sopralluogo alla
principale infrastruttura idrica del territorio, Bernabè spiega
che "il fatto che il bacino sia al colmo è un'ottima notizia dal
punto di vista del fabbisogno idrico della Romagna per gli usi
potabili, in particolare per i comuni costieri, perché in estate
aumenta la domanda d'acqua per usi turistici".
A giocare un ruolo chiave sono state le recenti
perturbazioni. Il numero magico per Ridracoli è 33, sono i
milioni di metri cubi che contiene il lago artificiale
dell'Appennino romagnolo oltre il quale avviene il suggestivo
fenomeno della tracimazione che richiama ogni volta curiosi ed
escursionisti, dato che il piano di calpestio della diga rientra
nei sentieri Cai del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi,
che è patrimonio Unesco.
Il raro evento "ci garantisce sicurezza in un momento in cui
il Po è in grande sofferenza e che incide sulla capacità di
irrigare i campi. L'Emilia-Romagna, infatti, è l'ultima regione
a valle della Pianura Padana. Sulle Alpi, in Lombardia e
Piemonte, ha nevicato il 50% in meno del solito. I dati sono
peggiori persino del 2022", rileva il presidente.
Ora "il costiero ha una situazione positiva, perché la diga è
piena. Questo ci permette di non attingere ai pozzi e di farli
ricaricare". Ridracoli da sola "soddisfa il 50-60% del
fabbisogno idrico della Romagna". Ma "la frequenza delle siccità
è sempre più ravvicinata".
Le ultime crisi sono quelle del 2002, 2007, 2011, 2012, 2017,
2022 e 2023. "Queste problematiche stanno diventando
strutturali", sottolinea Bernabè, che chiede "contromisure".
Oltre a "sprecare meno acqua e riusarla per irrigare", è
indispensabile "accumularla". Ma "l'Italia trattiene solo l'11%
dell'acqua piovana".
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