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Amiloidosi cardiaca, nuove prospettive per la diagnosi precoce

Amiloidosi cardiaca, nuove prospettive per la diagnosi precoce

Individuato in una proteina segnale di insorgenza della malattia

TRIESTE, 20 marzo 2025, 17:33

Redazione ANSA

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Mira a rivoluzionare le prospettive del trattamento precoce dell'amiloidosi cardiaca lo studio internazionale coordinato dall'Università di Trieste, in collaborazione con l'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, e dal National Amyloidosis Centre di Londra. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Jama Cardiology e presentata al congresso della Società americana di cardiologia.
    L'amiloidosi cardiaca è una malattia del cuore rara e progressiva, causata dall'accumulo anomalo di una proteina, la transtiretina, che si deposita nei tessuti cardiaci compromettendone la struttura e la funzione. La ricerca - informa l'ateneo triestino - ha analizzato per la prima volta i pazienti con infiltrazione cardiaca di amiloide da transtiretina, ma ancora privi di segni e sintomi di scompenso cardiaco. Usando una tecnica di imaging avanzata i ricercatori hanno dimostrato che questi pazienti hanno mostrato segni tipici di una cardiomiopatia amiloidotica con anomalie evidenti sia nell'ecocardiogramma che nei biomarcatori sierici. La malattia è progredita più rapidamente in loro, con oltre il 50% che ha sviluppato segni e sintomi di scompenso cardiaco con necessità di terapia diuretica entro 3 anni dalla diagnosi. "Le attuali linee guida europee e americane prevedono il trattamento con il farmaco tafamidis solo per chi ha già sviluppato uno scompenso cardiaco conclamato - spiega Aldostefano Porcari, assegnista di ricerca all'Università di Trieste e primo autore della pubblicazione - Tuttavia il nostro studio suggerisce che anche i pazienti ancora asintomatici, ma con infiltrazione cardiaca avanzata, potrebbero beneficiare di un trattamento precoce.
    Questo risultato apre la strada a una possibile revisione delle raccomandazioni terapeutiche".
    I risultati suggeriscono che, nelle fasi iniziali della malattia, i depositi di amiloide potrebbero legarsi in modo meno rigido alla matrice extracellulare del cuore. Questo fenomeno potrebbe rendere i depositi amiloidotici più suscettibili a eventuali trattamenti. Con lo sviluppo di nuove terapie mirate alla rimozione dell'amiloide - conclude l'ateneo - queste informazioni saranno preziose per migliorare l'efficacia delle cure.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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