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Al via Dare, la strada europea per la sovranità digitale

Al via Dare, la strada europea per la sovranità digitale

Per IA e supercomputer, Italia coinvolta con il Centro Icsc

10 marzo 2025, 12:36

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
Rappresentazione artistica della nuova generazione di chip (fonte: Dare) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica della nuova generazione di chip (fonte: Dare) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sviluppare una nuova generazione di microchip innovativi per i supercomputer del futuro e l'IA e garantire la sovranità digitale europea: è l’obiettivo di Dare, il progetto europeo iniziato formalmente con un budget iniziale di 240 milioni di euro nei primi tre anni e che vede coinvolta anche l’Italia con il Centro Nazionale Icsc, che coordina un consorzio composto da sette università e enti di ricerca italiani.

“Dare segna una pietra miliare per la sovranità digitale europea”, ha detto Anders Jensen, Direttore Esecutivo dello EuroHpc Joint Undertaking. “Questa ambiziosa iniziativa promuoverà l’innovazione nelle tecnologie hardware e software, sfruttando tutto il potenziale dell’Hpc (il cosiddetto supercalcolo) e dell’Ia per sviluppare soluzioni sicure, efficienti e guidate dall’Europa per il futuro”. Acronimo di Digital Autonomy with Risc-V in Europe, Dare punta allo sviluppo di una filiera completa, dalla ricerca alla realizzazione, della nuova generazione di microchip denominati chiplet, capaci di integrare nello stesso substrato i diversi sistemi coinvolti nella computazione.

Dare riunisce 38 partner di spicco da tutta Europa, tra cui l’Icsc – Centro Nazionale di Ricerca in Hpc, Big Data e Quantum Computing, capofila di un consorzio che comprende anche le Università di Torino, Pisa e Sapienza di Roma, i Politecnici di Torino e Milano, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati Sissa di Trieste e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Con Dare, l’Europa punta a trasformarsi da consumatrice di soluzioni hardware e software in un continente leader del settore, così garantirsi la propria indipendenza tecnologica, non esporsi ai rischi di sicurezza, stabilità economica e competitività tecnologica legati all’approvvigionamento da paesi terzi.

“L’ecosistema della ricerca italiana in ambito Hpc – ha sottolineato Marco Aldinucci, responsabile scientifico per il Centro Nazionale Icsc in Dare – ha le competenze necessarie per avere un ruolo importante in Dare. Sono competenze rare in Europa, che vanno dalla progettazione di strumenti di programmazione, alla progettazione e la verifica dell’hardware e dei protocolli di rete fra chip, alle applicazioni che sono diventate punti di riferimento per l’area Hpc, come QuantumEspresso”.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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