Svelate le nuove immagini di cinque galassie dell'universo vicino immortalate nei più minimi dettagli dal telescopio italiano Vst (Vlt Survey Telescope), gestito dall’Istituto nazionale di astrofisica presso l’Osservatorio europeo meridionale (Eso) di Cerro Paranal, in Cile. Questa galleria di ritratti è solo un primo assaggio del più ampio studio che Vst sta conducendo su 27 galassie e permetterà di capire meglio i segreti della loro formazione ed evoluzione.
Le immagini sono state realizzate nell’ambito del progetto Vst-Smash (Vst Survey of Mass Assembly and Structural Hierarchy) guidato da Crescenzo Tortora dell’Inaf a Napoli, e mostrano queste iconiche galassie nei minimi particolari, immortalandone la forma, i colori e la distribuzione delle stelle fino a grandi distanze dal centro. Due di esse, la galassia irregolare NGC 3109 e la irregolare nana Sestante A, si trovano si trovano a circa quattro milioni di anni luce da noi ai confini del cosiddetto Gruppo Locale, di cui fa parte anche la nostra Via Lattea. Altre due galassie, la splendida galassia a spirale nota come Girandola del Sud (ma anche NGC 5236 o M 83) e la irregolare NGC 5253, si trovano, rispettivamente, a circa 15 e 11 milioni di anni luce dalla nostra, mentre la quinta e più lontana, la galassia a spirale IC 5332, dista circa 30 milioni di anni luce.
“È la prima volta che tutte queste galassie vengono osservate in maniera così profonda e dettagliata, e con dati omogenei”, osserva Tortora. L'obiettivo è "capire come si formano le galassie, in funzione della loro massa e del loro tipo morfologico. Questo significa chiedersi come si formano le stelle in situ, all’interno delle galassie, ma anche come vengono accumulate attraverso processi di merging, cioè di fusione, con altre galassie. Per fare questo, dobbiamo tracciare i colori di queste galassie fino alle regioni periferiche, per poter investigare la presenza di strutture molto deboli appartenenti a queste galassie, e popolazioni di galassie poco brillanti che vi orbitano attorno. Questo è utile per poter tracciare i residui delle interazioni galattiche, e quindi - conclude il ricercatore - vincolare il processo gerarchico della formazione delle strutture cosmiche”.
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