Garantire le produzioni dell'acquacoltura italiana con una regolamentazione quadro e regole chiare e uniformi per le concessioni, dando spazio adeguato all'allevamento ittico; promuovere lo sviluppo del comparto attraverso una corretta informazione e formazione; sostenere l'innovazione tecnologica e la ricerca finalizzate allo sviluppo sostenibile e alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico sull'acquacoltura.
E' l'appello lanciato
dall'Api, l'Associazione dei piscicoltori italiani di
Confagricoltura, agli stati generali della maricoltura che si
sono tenuti a Palazzo della Valle a Roma.
"Garantire la competitività delle nostre imprese, tenuto conto
che l'Italia ha perso quote rispetto ad altri Paesi - ha detto
il vicepresidente esecutivo di Api Claudio Pedroni, allevatore
in Toscana - è la nostra priorità.
Con oltre 8mila chilometri di
coste, sono solo 20 le concessioni off-shore di impianti di
produzione di maricoltura. La situazione è ferma a trent'anni
fa, mentre altri Stati hanno investito nel comparto, arrivando a
produzioni di gran lunga superiori a quelle italiane, garantendo
occupazione e solidità economica".
Oggi l'acquacoltura nazionale produce oltre 50mila tonnellate
di animali acquatici, di cui quasi il 90% spigole, orate e
trote. Sommando anche la produzione di molluschi, si arrivava
nel 2022 a 130mila tonnellate complessive, praticamente la
medesima quantità di quello che si ottiene con l'attività di
pesca della nostra flotta nazionale. Per l'Api, che rappresenta
la quasi totalità delle aziende del comparto, occorre spingere
sull'innovazione e sulla ricerca per trovare soluzioni atte a
garantire un ambiente-mare più sano e un approccio ancora più
sostenibile da parte delle imprese, spinto da un quadro
normativo certo e strategico per il settore. L'acquacoltura
italiana è comunque riconosciuta in tutto il mondo per l'alta
qualità della produzione e per la sua biodiversità: "Il
fatturato dell'acquacoltura italiana supera i 400 milioni di
euro e si conferma un settore importante per la nostra
zootecnia, sebbene sia tra quelli più 'giovani' ha sottolineato
il vicepresidente di Confagricoltura, Luca Brondelli.
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