"La resilienza dimostrata dalle
imprese vinicole italiane negli ultimi anni è messa a dura prova
coi dazi imposti da Trump, una sfida che ricorda quanto sia
importante diversificare maggiormente i mercati di sbocco, visto
che i primi cinque concentrano ben il 60% del nostro export di
vino". Lo ha evidenziato Denis Pantini, responsabile Agrifood &
Wine Monitor di Nomisma oggi al Vinitaly ad un incontro, presso
lo stand di Confagricoltura, per presentare la terza edizione
del "Rapporto sulla competitività delle regioni del vino",
realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con
UniCredit.
Il nostro vino, evidenzia il report, arriva oggi ai quattro
angoli del pianeta, ma in alcuni di questi appare troppo
concentrato. Il 60% dell'export vinicolo italiano si concentra
in appena 5 paesi, con gli Stati Uniti in testa (24%). Mentre la
Francia presenta un indice di concentrazione (sempre rispetto ai
primi 5 mercati di sbocco) del 51% (con un peso degli Usa del
20%), la Spagna è al 48% (incidenza Usa dell'11%). Una prima
ricognizione sui mercati che nell'ultimo decennio hanno
maggiormente aumentato gli acquisti di vino italiano mette in
evidenza paesi situati soprattutto nell'est Europa e in Asia.
Rispetto ad un tasso medio di crescita dell'export di vino
italiano del 5% (nel periodo 2014/2024), i Paesi che hanno
mostrato tassi almeno doppi vanno dalla Corea del Sud (+10%
annuo) alla Polonia (+13%), dal Vietnam (+18%) alla Romania
(+20%). E secondo una indagine realizzata da Nomisma su quasi
2.000 consumatori di vino locali nei tre Stati federali Usa di
maggior consumo, vale a dire New York, California e Florida, il
65% della popolazione ha dichiarato di aver consumato vino
nell'ultimo anno, e 7 su 10 hanno orientato la propria
preferenza di consumo verso un vino italiano per i .valori
espressi, principalmente riconducibili alla tradizione, alla
varietà dei vitigni autoctoni e alla qualità riconosciuta, sia a
livello internazionale che rispetto al connubio con un "giusto"
prezzo. I dazi Usa, conclude il presidente di Confagricoltura
Massimiliano Giansanti, "aggiungono ulteriore incertezza e
tensione finanziaria al nostro settore, colpendo produttori e
consumatori. Il nostro auspicio arrivare a un negoziato che
riporti a una relativa normalità".
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