(di Marzia Apice)
Sbirciare nelle trame
dell'amicizia che legò due grandi intellettuali siciliani,
consolidatasi negli anni attraverso l'arte pittorica e il
pensiero letterario, scoprirne i sentimenti più privati e da lì
allargare lo sguardo fino ad accogliere le riflessioni sul
contesto storico politico, le contraddizioni e la bellezza di
un'isola unica al mondo: aprirà il 24 maggio al Convento del
Carmine di Marsala la mostra "Piero Guccione - Leonardo
Sciascia. Cronaca pittorica di una amicizia", a cura di Sergio
Troisi. Prodotta dall'Ente Mostra di Pittura Contemporanea
"Città di Marsala" e nata da un'idea dell'Archivio Piero
Guccione, l'esposizione presenta al pubblico circa 50 opere di
Guccione, tra dipinti a olio, pastelli e disegni provenienti da
collezioni private di tutta Italia, introdotte dalle prefazioni
scritte da Sciascia (1921-1989) per alcune mostre e
pubblicazioni dell'artista negli anni Settanta e Ottanta. In
questo contrappunto tra arte visiva e parola, proprio per
documentare l'amicizia quasi ventennale tra i due intellettuali,
trova spazio nel percorso anche una dozzina di lettere
autografe, selezionate da un ampio e affascinante carteggio,
composto da lettere, cartoline e biglietti.
Infine, l'esposizione, che resterà aperta fino al 19 ottobre,
vuole rendere omaggio anche a Giuseppe Leone (1936-2024), il
grande fotografo ragusano scomparso un anno fa e amico di
Guccione e Sciascia: esposti dieci scatti che ritraggono il
paesaggio degli iblei, oggetto di una mostra alla galleria "La
Tavolozza" di Palermo alla fine del 1984 dedicata al rapporto
fra pittura e fotografia e suggerita proprio dallo scrittore di
Racalmuto.
Come scrive il curatore Troisi in una nota, Guccione - di cui
quest'anno ricorre il 90esimo anniversario della nascita
(1935-2018) - e Sciascia "condividevano molte cose, oltre che un
temperamento schivo e un'indole taciturna: amicizie, in
particolare con Giuseppe Leone, il grande fotografo ragusano
scomparso di recente che fu l'artefice del loro incontro, città
- Roma e soprattutto Parigi, frequentata e amata da entrambi -,
ovviamente la Sicilia, la sua controversa condizione storica
così come il paesaggio che si dispiega da Agrigento
all'altopiano ibleo, che Guccione e Sciascia attraversano in una
direzione o nell'altra, e che spesso funge da fondale al loro
sodalizio". "Da una posizione refrattaria nei confronti
dell'astrazione e in generale dello sperimentalismo delle
avanguardie - spiega ancora Troisi - Sciascia guardava all'opera
di Guccione come a un riferimento e a una occasione di verifica
del proprio esercizio critico nell'ambito delle arti figurative,
con una tensione tra rappresentazione e realtà che nel passato
individuava in Antonello, in Caravaggio o anche in Pietro
D'Asaro, il Monocolo di Racalmuto, alcuni esempi cruciali".
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