La sezione giurisdizionale della
Corte dei conti dell'Emilia-Romagna ha sollevato una questione
di costituzionalità in materia pensionistica, impugnando davanti
alla Consulta la legge 197 del 29 dicembre 2022, che prevede una
rivalutazione piena solo dei trattamenti pensionistici
complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento
minimo Inps, sotto diversi profili. Si tratta di un nuovo
intervento della Corte dei conti sul 'raffreddamento' della
rivalutazione delle pensioni medio-alte, con riferimento al
2023, dopo un recente pronunciamento negativo della Corte
costituzionale.
A sollevare la questione è un'ordinanza del giudice unico
delle pensioni Marco Catalano, chiamato ad esprimersi su un
ricorso proposto contro l'Inps da 24 ex militari, i quali
ritenevano di essere penalizzati essendo titolari di trattamenti
pensionistici superiori. Con l'ordinanza depositata il 25 marzo,
il giudice ha ravvisato nella sostanziale decurtazione dei
trattamenti pensionistici per effetto della mancata
rivalutazione, in primo luogo, una violazione dell'articolo 53
della Costituzione in quanto "il prelievo coatto di natura
tributaria di che trattasi colpisce solo una categoria di
soggetti all'interno della platea dei pensionati" e, comunque,
introduce "una discriminazione soltanto ai danni della
particolare categoria di soggetti, gli ex dipendenti, rispetto
ai dipendenti in servizio, le cui retribuzioni non sono
assoggettate, negli stessi periodi di imposta, ad alcun prelievo
tributario aggiuntivo".
Il giudice ha poi osservato che "la legge in questione copre
potenzialmente un arco di tempo superiore alle esigenze di
bilancio, atteso che è destinato a trascinarsi nel tempo, ed è
l'ultima di una serie di analoghe misure pregresse", ritenendo
illegittima la reiterazione di misure eccezionali perché in
violazione dei principi di ragionevolezza e temporaneità. La
parola passa alla Corte costituzionale.
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