BRUXELLES - Durante l'anno di presidenza del G20, l'Italia, grazie a Mario Draghi, potrebbe essere "il Paese giusto al momento giusto" per fare da mediatore mondiale nel raggiungere un accordo tra Paesi ricchi e poveri su tassazione, vaccini, ripresa economica e cambiamento climatico.
È quanto suggerisce l'editorialista del Financial Times Martin Sandbu raccogliendo le voci di diversi osservatori della politica estera italiana. Il G20, che si riunirà il prossimo mese a Venezia, è il cardine attorno a cui ruota la possibilità di raggiungere un'intesa sulle questioni globali, si evidenzia nell'articolo.
E gli esperti sono concordi nel dire che la "statura di Mario Draghi può fare una grossa differenza" per il ruolo che l'Italia può giocare a questo tavolo, indica il giornalista.
"Il calibro di Draghi a livello internazionale è tale che la sua voce sarà più rilevante di quanto lo sarebbe normalmente quella dell'Italia", afferma Marta Dassù, ex vice ministro degli esteri.
Arturi Varvelli, capo dell'ufficio romano del the European Council on Foreign Relations, aggiunge: "La strategia classica dell'Italia è quella di aspettare e vedere cosa succede, e una tendenza a non partecipare al conflitto, ma Draghi ha compreso che se non si partecipa al gioco si è totalmente esclusi dalle negoziazioni".
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