"Spesso i marchi commerciali
possono fare da traino e agevolare le indicazioni geografiche e
questo è un fatto che sta avvenendo con maggiore frequenza in
Italia". Lo ha detto, Felice Assenza, capo Dipartimento
dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della
repressione frodi dei prodotti agroalimentari al Ministero
dell'Agricoltura, intervenendo alla conferenza sulle indicazioni
geografiche organizzata dall'Ufficio europeo della proprietà
intellettuale (Euipo).
Pur rilevando una frequente "situazione di conflitto tra
marchio e Ig", Assenza ha sottolineato che vi sono anche "esempi
molto virtuosi" di marchi commerciali che operano all'interno di
un territorio e che inglobano come prodotto principale quello di
una indicazione geografica. In questo caso, ha spiegato, "il
marchio commerciale diventa veicolo di penetrazione del mercato
di quelle indicazioni geografiche" ha aggiunto, menzionando
l'esempio di Melinda, che fa parte di una cooperativa ma che
utilizza prodotti provenienti dalle mele della Val di Non che
sono protette da indicazioni geografiche.
Una tendenza emergente riguarda "i marchi cosiddetti
collettivi, legati a determinati protocolli di qualità". "Sono
iniziati timidamente ad affacciarsi con l'avvento della politica
agricola comune, marchi commerciali, ad esempio legati al
benessere animale, che usano dei riferimenti che non sono né Ig
né il marchio commerciale, ma che utilizzano uno strumento di
trasmissione di un determinato tipo di produzione al consumatore
- ha spiegato - è qualcosa che vale la pena di attenzionare".
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