Dagli scambi commerciali nel mar
Nero al rientro delle banche russe nel sistema Swift: tra le
condizioni elencate dal Cremlino per l'attuazione della parziale
tregua con l'Ucraina a spiccare è la revoca di diversi tipi di
misure che l'Occidente, dall'inizio della guerra, ha messo in
campo contro Mosca. Sanzioni decise da Washington ma anche
dall'Europa. Sono sedici i pacchetti messi in campo finora da
Bruxelles. E alcuni di questi rientrano pienamente nelle aree
sulle quali Mosca vuole un ritorno allo stato pre-guerra.
In totale, secondo gli ultimi dati della Commissione - 19
marzo 2025 - è di 48 miliardi il valore dell'export verso la
Russia che Bruxelles ha vietato. Somma che sale a 91,2 miliardi
se si guarda al valore dei beni importati da Mosca.
Il Cremlino, nei punti inseriti nello schema per una tregua,
ha messo la clausola della libera circolazione delle navi nel
mar Nero. Petroliere, innanzitutto. Il divieto di import del
greggio russo è stato messo in campo dall'Ue in coabitazione con
il G7 a partire dal giugno del 2022, sebbene con alcune
eccezioni. Nei mesi successivi Bruxelles ha approvato numerose
altre misure per evitare l'aggiramento dell'embargo al petrolio,
possibile con la collaborazione di Paesi terzi extra-Ue. Il
divieto ha riguardato il 90% dell'import di petrolio russo da
parte dell'Ue. Nel 2021 il valore di queste importazioni era di
71 miliardi di euro.
Diverso il discorso per i fertilizzanti. Le prime sanzioni ad
uno dei prodotti russi e bielorussi più venduti in Europa
risalgono al quinto pacchetto di misure, varato nell'aprile del
2022. Bruxelles, negli ultimi mesi, ha provato a rafforzare il
muro, con la strada dei dazi. Ma le resistenze del comparto
agricolo sono state diverse.
Tra le richieste di Putin c'è anche il re-ingresso delle
banche russe nel sistema Swift per le transazioni
internazionali. Il divieto è stato tra le prime sanzioni imposte
dall'Occidente. Nel marzo del 2022 l'Ue escluse i primi 7
istituti da Swift. Tra questi, tuttavia, non figurava
Gazprombank, il principale canale con cui Mosca riceve gli
introiti del petrolio.
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