(di Micol Brusaferro)
Ilaria Garofolo è una delle due candidate al rettorato dell'Università di Trieste. Le elezioni si terranno il 6 maggio, con eventuale ballottaggio 13 maggio.
Docente di Architettura Tecnica del Dip.Ingegneria e Architettura che ha diretto dal 2017 al 2019, già Direttrice del Dip.Progettazione Architettonica e Urbana (2002-2005), è stata delegata del Rettore per Necessità didattiche speciali e Disabilità dal 2015 al 2017 e Collaboratore del Rettore per l'Area Edilizia ed Energia dal 2019 al 2024.
Qual è secondo lei il ruolo che l'università deve assumere oggi? "L'università è sempre un motore di sviluppo e deve mantenere il ruolo di promotrice di innovazione, deve essere sempre anche una fucina delle idee, per stimolare il territorio. E soprattutto deve continuare ad essere un faro, un luogo in cui si riflette, si costruisce la persona, dove ci si continua a incontrare, è fondamentale, in un mondo sempre più virtuale. Dobbiamo mantenere saldi i nostri valori e con questi costruire le personalità e i profili di chi poi il mondo lo dovrà cambiare".
Mancano figure professionali in alcuni ambiti, vedi Medicina, dove si è corsi al riparo togliendo il test di ingresso, ma si poteva fare qualcosa prima? "In realtà non si è abolito il numero programmato. Eliminare test e posticipare la selezione in un secondo momento penso possa creare difficoltà quando si dovranno accogliere tanti studenti. La gestione di numero molto alto di ragazzi può diventare complesso. Una valida soluzione, per Medicina ma non solo, è quella adottata da altri Paesi: le selezioni si fanno prima, già negli ultimi anni delle scuole superiori. Gli studenti sono indirizzati anche alla luce di capacità, bravura e passione. Una preparazione più articolata, che inizi presto e consideri anche merito e attitudine".
Molti laureati in Italia, e anche a Trieste, perfezionano gli studi all'estero o vanno in altri Paesi a cercare lavoro, come arginare il fenomeno? "Li prepariamo bene poi vanno all' estero semplicemente perché trovano condizioni migliori a livello remunerativo e anche perché i ragazzi di oggi li abbiamo convinti noi a girare e conoscere il mondo. In altri Paesi trovano spesso una mobilità nel lavoro che gratifica e che noi non abbiamo in Italia, almeno non ancora a determinati livelli.
Trovano anche servizi migliori per la vita quotidiana. Dovremmo essere capaci di farli rimanere puntando su ciò che può fare la differenza: salario adeguato e qualità di vita diversa, penso alla mobilità, ma anche al supporto alla famiglia e alla genitorialità nell'ambiente di lavoro. Misure di welfare che in parte abbiamo ma che andrebbero ammodernate".
Per molto tempo il mondo accademico è stato un po' chiuso all'esterno, poi le cose sono cambiate, si possono fare ulteriori passi? "L'università deve continuare a investire su ciò che è stato fatto finora e implementarlo. Abbiamo incontri tra aziende e studenti che funzionano molto bene, penso ad esempio a job@UniTS. In questi ultimi anni l'università ha fatto un salto di qualità enorme nei confronti della città, si è fatta conoscere molto. Non guasterebbe allargare lo sguardo un po' più in là. Bisognerebbe ampliare il raggio d'azione, più a Est, e non penso solo ai Paesi balcanici ma anche ad altri, europei, realtà di tutto rispetto. Senza dimenticare anche uno sguardo ad altre regioni italiane, dove il tessuto imprenditoriale è molto forte".
Quali sono le novità che porterebbe se venisse eletta? "Mi piacerebbe migliorare la serenità delle persone che qui lavorano. Usciamo da un periodo difficile tra Covid e post Covid, e con il Pnrr che ha portato tante risorse ma anche la fatica per le procedure per impiegare i fondi. Credo sia importante mettere in campo anche risorse per gratificare il personale. Poi mi piacerebbe un'università più internazionale che comprenda anche l'accoglienza di chi viene da fuori. Un'accoglienza di persone che arrivano da contesti difficili o diversi non può che far bene. All'università e alla comunità".
Donata Vianelli è l'altra candidata al rettorato dell'Università di Trieste. Docente di Economia e Gestione delle Imprese e dal 2021 Direttrice Dip.Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche, componente del Senato accademico, è stata delegata del Rettore per Orientamento e Job Placement da 2013 a 2019.
Qual è secondo lei il ruolo che l'università deve assumere oggi? "Deve mantenere sempre l'altissima qualità della conoscenza, che deve garantire alle future generazioni. A maggior ragione adesso, a fronte del fenomeno delle università telematiche e di una superficialità che in generale si riscontra nella società. Sicuramente l'università ha il compito di mantenere alta l'asticella della conoscenza e della cultura.
Cultura scientifica e umanistica, che deve portare alla definizione dei cittadini del domani".
Mancano figure professionali in alcuni ambiti, come a Medicina, dove si è corsi al riparo annullando il test di ingresso, si poteva fare qualcosa prima? "Non è mai facile capire le esigenze future quando mettiamo in moto determinati percorsi universitari, perché i primi risultati avvengono dopo 5-7 anni. Però le decisioni prese ad esempio per Medicina, aprendo l'iscrizione a tutti, sono disapprovate da tutta la comunità universitaria. Sono scelte che, per me, di fatto stanno danneggiando lo stesso percorso formativo, pericolose per il futuro".
Molti laureati in Italia, e anche a Trieste, perfezionano gli studi all'estero o vanno in altri Paesi a cercare lavoro, come arginare il fenomeno? "Il problema è legato molto alle opportunità, più numerose, che i ragazzi trovano in altri Paesi. E dipende tanto anche dalla differenza salariale, a volte enorme. Perdiamo giovani che fanno percorsi di master o dottorato all'estero perché dicono che così avranno più possibilità di trovare lavoro sempre in quel contesto. E un lavoro ben remunerato. L'Italia soprattutto su questo non riesce a trattenerli. Però possiamo fare qualcosa, possiamo rendere il territorio molto attrattivo, con opportunità nuove. Il progetto Agorai Innovation Hub, che conta su tanti partner, presentato di recente, è un esempio di iniziative che possono interessare molti giovani. Servono anche altre opportunità come questa.
Comunque negli ultimi anni la città è cambiata molto e vedo già tanti giovani che qui trovano ottimi lavori. Anche il mondo imprenditoriale delle start up é sempre più dinamico". A lungo il mondo accademico è stato un po' chiuso all'esterno, poi le cose sono cambiate, si possono fare ulteriori passi avanti? "Su questo fronte la nostra università sta facendo tantissimo. Certo si può rendere ancora più visibile quello che fa e che può fare per il territorio. Ci sono collaborazioni in atto con aziende che hanno scoperto che con l'università si può fare innovazione, si possono fare studi, lavorare assieme per progettare il futuro, una progettualità dove sia università che territorio crescono insieme. Credo sia importante valorizzare da un lato la ricerca di base, dall'altro investire costantemente nella ricerca applicata. Per un ulteriore passo avanti serve anche far capire al territorio di più quali sono le eccellenze che può trovare nell'università".
Quali novità apporterebbe se fosse eletta? "Vorrei valorizzare molto di più la comunità, che comprende tutti gli studenti e tutto il personale, e vorrei mettere in relazione questa comunità con il territorio, con l'intento di creare orgoglio e senso di apparenza. L'orgoglio di appartenere a un'istituzione unica. E mi pacerebbe portare sempre più questo campus dentro la città, comunicare ancora di più ciò che qui viene fatto, in modo che anche tutto il territorio sia orgoglioso della sua università".
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