Fino al 18 novembre Milano ospita
una mostra dedicata ad uno dei maggiori protagonisti del
simbolismo europeo, Leonardo Bistolfi (1859 - 1933), attraverso
una ricognizione all'interno del visionario universo espressivo
dello scultore piemontese.
L'artista si formò prima all'Accademia di Brera a Milano e
poi all'Albertina di Torino, sotto la guida di Odoardo Tabacchi,
dopo un esordio di matrice verista e scapigliata e aprì i propri
orizzonti estetico-culturali al simbolismo letterario di matrice
franco-fiamminga e alle istanze del decadentismo europeo. Si
identificava in modo particolare nel concetto di "operaio della
Bellezza", seguendo una linea ideologica e spirituale che era,
in sostanza, quella tracciata da John Ruskin e William Morris.
Proprio al periodo simbolista, il più rappresentativo e
influente della sua intensa carriera, è dedicata l'esposizione
allestita a Galleria Silva, in via Borgospesso. Un percorso
ideale che va da una versione in gesso della testa dell'Alpe per
il Monumento a Giovanni Segantini di Saint-Moritz (La Bellezza
liberata dalla Materia, 1899-1906), forse la scultura più
iconica dell'intera produzione bistolfiana, per approdare al
marmo La Volontà o L'Industria (1925).
Tra le tante altre opere completano il percorso un esemplare
di misure ridotte della Croce Brayda (1901), assai rara da
trovarsi in terracotta; la targa per la Società Bibliografica di
Torino (1905-1906), prezioso gesso carico di echi
preraffaelliti, dedicato all'amico scultore, pittore e
scenografo Lodovico Pogliaghi; il particolare in bronzo della
figura femminile di destra della targa per la Cassa di Risparmio
di Milano (1906).
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