E' stato fissato per il 15 maggio,
davanti alla giudice Paola Ghezzi del Tribunale per i minorenni
di Milano, il processo abbreviato a carico di Riccardo
Chiarioni, che a 17 anni uccise con 108 coltellate il padre, la
madre e il fratello di 12 anni nella loro villetta a Paderno
Dugnano, nel Milanese, nella notte tra il 31 agosto e il primo
settembre scorso.
Una perizia in incidente probatorio di Franco Martelli,
specialista in psichiatria e in criminologia clinica, discussa
in udienza il 4 aprile, ha stabilito che il ragazzo (ora ha 18
anni) era parzialmente incapace di intendere e di volere quando
sterminò la famiglia, dopo che a casa quella sera c'era stata la
festa per il compleanno del papà. Esiti confermati davanti alla
gip Laura Margherita Pietrasanta e pure ai consulenti dei pm
Sabrina Ditaranto ed Elisa Salatino e della difesa, col legale
Amedeo Rizza. E con la necessità evidenziata di cure specifiche.
Il 17enne, stando a quanto riportato nell'accertamento
psichiatrico, viveva tra realtà e "fantasia", voleva rifugiarsi
in un mondo fantastico, che lui chiamava della "immortalità", e
per raggiungerlo nella sua mente era convinto di doversi
liberare di tutti gli affetti. Per il consulente della difesa,
lo psichiatra Marco Mollica, il ragazzo era totalmente incapace
di intendere e volere.
Per i consulenti della Procura per i minorenni, invece, non è
emerso alcun vizio di mente tale da influire sulla capacità del
giovane al momenti dei fatti.
Teoricamente, per la contestazione di omicidio aggravato
anche dalla premeditazione il ragazzo potrebbe rischiare una
pena attorno ai 20 anni o anche superiore, ma si dovrà tenere
conto nel caso dello sconto del rito abbreviato, delle eventuali
attenuanti e soprattutto del vizio parziale di mente, accertato
dal perito.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA