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I giudici: 'Su De Maria non c'erano segnali premonitori'

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I giudici: 'Su De Maria non c'erano segnali premonitori'

Pm indaga su eventuali sottovalutazioni nel percorso detentivo

MILANO, 13 maggio 2025, 20:16

di Francesca Brunati e Igor Greganti

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Le operazioni della polizia in piazza Duomo dopo il suicidio di De Maria - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le operazioni della polizia in piazza Duomo dopo il suicidio di De Maria - RIPRODUZIONE RISERVATA

In carcere ha avuto un percorso "positivo", senza alcun deragliamento. E durante i due anni di lavoro esterno non ha mai destato alcun sospetto o segnale da lasciar presagire che potesse uccidere, tentare di uccidere e togliersi la vita gettandosi sulla folla dal Duomo di Milano.


E' quanto emerge dalle relazioni della casa di reclusione di Bollate acquisite dalla Procura milanese che indaga sul caso di Emanuele De Maria, accendendo anche un faro su eventuali falle nel sistema carcerario, e da una nota firmata dal presidente della Corte d'Appello, Giuseppe Ondei e dal presidente facente funzione del Tribunale di Sorveglianza Anna Maria Oddone. I quali sottolineano che è stata applicata con rigore la legge e con rigore sono stati valutati i rapporti redatti dagli operatori sul 35enne che, mentre stava espiando 14 anni e tre mesi di reclusione per l'omicidio di una giovane donna tunisina, nel 2023 ha ottenuto il via libera al lavoro esterno.


Non ha mai dato alcun problema, dicono ancora i rapporti, fino a venerdì scorso quando non è più rientrato in cella: prima ha accoltellato a morte Chamila Wijesuriya, la barista con cui aveva una relazione, poi, sabato mattina all'alba ha cercato di assassinare Hani Fouad Nasra, suo collega all'hotel Berna, e infine il giorno dopo si è suicidato.
Nella nota Ondei e Oddone, restando "impregiudicate le iniziative che potranno essere assunte in ogni sede", ossia l'ispezione ministeriale già avviata, hanno sottolineato che "il provvedimento" con cui è stato dato il via libera al lavoro nell'albergo in zona Stazione Centrale, è stato conforme alla "normativa ordinaria" che "si applica a tutti i detenuti". Il giudice ha approvato il "programma predisposto dall'area trattamentale" del carcere in base alla "legge sull'ordinamento penitenziario", che punta alla rieducazione. E questo dopo aver "acquisito le informazioni dalle forze dell'ordine al termine di un'istruttoria a cui hanno concorso, in piena collaborazione, l'amministrazione penitenziaria e tutti i soggetti coinvolti nella gestione" del 35enne. Un percorso che in questo caso si è trasformato in modo "imprevedibile" in una tragedia.


Mentre Polizia e Carabinieri, coordinati dal pm Francesco De Tommasi, stanno scavando per far luce su tutti i movimenti di De Maria nelle 48 ore di fuga per capire - cosa che finora non è emersa - se sia stato aiutato da qualcuno, per venerdì sono state fissate le due autopsie. Le indagini puntano a verificare anche altri aspetti: non solo se in albergo il 35enne abbia tenuto davvero un comportamento irreprensibile, se ci siano state discussioni o abbia violato le prescrizioni imposte dal beneficio del lavoro esterno, ma anche eventuali sottovalutazioni da parte del personale che lo ha seguito a Bollate e se ci siano state falle nel sistema.
Sul caso è intervenuto anche il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. "Ci sono, a mio parere, due temi da valutare. Il primo, di carattere generale, è capire se, per certi tipi di reati, sia necessario un ripensamento riguardo alla possibilità di usufruire del lavoro all'esterno" L'altro, invece, riguarda il caso specifico. "Quanto accaduto può, e forse poteva, indurre a un maggiore approfondimento sulla concessione di permessi in casi di femminicida acclarato. Di certo - ha aggiunto - però la vicenda non deve sminuire la necessità di quei percorsi rieducativi che all'interno delle carceri sono i soli che possono portare il detenuto a riavere un ruolo nella società.Se tragedie come questa fossero il pretesto per chiudere i rubinetti della rieducazione, avremmo un rimedio peggiore del male". "Da italiano - ha detto il vicepremier Matteo Salvini - vorrei capire perché gli hanno permesso" di uscire dal carcere. "Come governo andremo fino in fondo: bene ha fatto il ministro della Giustizia a chiedere chiarimenti" 

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