(di Alessandra Massi) Da Rossini a Leopardi e ritorno: è il percorso di Mario Martone, che dopo avere "inviato" a Venezia il film biografico Il giovane favoloso (con musiche di Rossini) torna a Pesaro per il Rossini Opera Festival con Aureliano in Palmira, l'ultima opera del catalogo rossiniano da restituire al pubblico, in prima il 12 agosto. "Un lavoro complesso, molto atteso dai melomani - dice durante una pausa delle prove -, un'opera da leggenda, l'ultima interpretata da un castrato, Giovanni Battista Velluti". Un titolo difficile anche da mettere in scena, come buona parte del Rossini sommerso, spesso carico di splendida musica, ma non sempre teatralmente accessibile. Martone comunque non ha complessi: "A Pesaro ho curato le regie di Matilde di Shabran, Torvaldo e Dorliska e ora Aureliano, tutte sconosciute al pubblico di oggi. Sono un veterano - scherza -. Il pericolo è il mio mestiere". Comunque "temevo che l'architettura musicale 'imperiale' di Aureliano potesse schiacciare la capacità di Rossini di captare emozioni nascoste. Ma non è così". Martone annuncia un allestimento "essenziale, con le scenografie di Serio Tramonti giocate su tele che compongono un labirinto, mano a mano portate via dal vento" e costumi "con riferimenti all'esotismo ottocentesco, ma non realistici" di Ursula Patzak.
E l'azione scenica punta evidenziare "il conflitto tra la potenza di Aureliano, imperatore occidentale che vuole non solo vincere, ma letteralmente possedere il nemico sconfitto, e la resistenza orientale rappresentata dall'imperatrice Zenobia, affiancata dall'amato Arsace, che oppone resistenza a tutti i tentativi, violenti o diplomatici. Lui vince, ma lei non si piega mai".
Come spesso succede nelle opere del primo Ottocento, tutto si conclude "con un finale conciliatorio" che però Martone ha riletto "in modo dialettico", senza però "iniettarci la politica, perché la politica c'è già" in questa storia di guerra tra Oriente e Occidente, tra maschile e femminile. Sarà un allestito "dichiaratamente teatrale, quasi brechtiano, con un fortepiano e un contrabbasso in scena. Sono molto soddisfatto del lavoro sulle luci, che si può fare solo al Rof, dove abbiamo il palcoscenico a disposizione fin dalla prima prova". Martone è un fan sfegatato di Rossini: "Ho usato la musica proveniente dagli archivi del Rof anche per Il giovane favoloso, un film che non avrei neanche pensato di fare se non fossi venuto a Recanati. E l'avevo utilizzata anche per lo spettacolo tratto dalle Operette morali". Ma gli piace "la drammaturgia rossiniana", che non si esaurisce con l'azione, ma "è ricca di momenti di sospensione, di atmosfere": per un regista "è come un gioco di scacchi, mi sono imbattuto in così tanti momenti straordinari". Complici in questa partita tra musica e teatro i cantanti Jessica Pratt, Lena Belkina, Michael Spyres e il maestro Will Crutchfield alla guida dell'Orchestra Rossini e del coro del Teatro Comunale di Bologna.
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