Nelle Marche prescritte le accuse
di peculato nei confronti di 16 persone, tra ex consiglieri
regionali ed ex addetti ai Gruppi consiliari, coinvolti
nell'inchiesta delle cosiddette 'spese facili' effettuate tra il
2008 e il 2012. Lo ha stabilito, dopo dieci anni di 'tira e
molla giudiziario', il collegio penale del tribunale di Ancona,
presieduto dalla giudice Edi Ragaglia: la sentenza di non
doversi procedere riguarda solo una parte degli imputati del
procedimento.
Rimangono ora 39 gli imputati a fronte dei 55 presenti in
questa tranche di giudizio: in 16 escono dunque dal procedimento
per sopraggiunta prescrizione; per due di loro i giudici hanno
dichiarato anche il 'ne bis in idem' perché già condannati con
sentenza irrevocabile della Corte di Appello di Ancona il 23
maggio 2022 e non possono essere processati per reati per cui
c'è già stato un verdetto. L'inchiesta iniziale riguardava spese
sostenute con fondi assegnati ai Gruppi consiliari ma, secondo
l'accusa, per scopi non inerenti alla specifica attività. Nel
mirino della Guardia di finanza erano finite spese per libri,
pranzi, spostamenti, occhiali, donazioni e altro. L'iniziale
contestazione riguardava 1,2 milioni di euro di fondi assegnati
ai Gruppi.
Il non doversi procedere è stato pronunciato per Giuliano
Brandoni, Antonio D'Isidoro, Roberto Giannotti, Leonardo Lippi,
Katia Mammoli, Luigi Minardi, Fabio Pistarelli, Cesare
Procaccini, Franca Romagnoli, Vittoriano Solazzi, Franco
Sordoni, Oriano Tiberi, Luigi Viventi e Roberto Zaffini; per
Ottavio Brini e Franco Capponi la prescrizione riguarda tutte le
contestazione ad eccezione delle spese per omaggi e doni
natalizi "limitatamente alle quali - scrivono i giudici - va
invece dichiarato il non doversi procedere per ne bis in idem".
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