"I numeri della ricostruzione post
sisma, elaborati dai consiglieri regionali del Pd, ci dicono che
c'è un rallentamento delle pratiche e questo è un dato
oggettivo, non strumentalizzabile": a dirlo sono i tre segretari
provinciali del Partito democratico del cratere sismico,
Francesco Ameli di Ascoli, Luca Piermartiri di Fermo, e Angelo
Sciapichetti di Macerata.
"Con l'attuale commissario straordinario (Guido Castelli,
ndr) sono state evase mediamente 4,94 pratiche al giorno con
l'erogazione di 83.134.735 di euro al mese, mentre con Giovanni
Legnini le pratiche quotidiane erano 7,81 di media e i
contributi concessi addirittura 121.912.395 euro", fanno sapere
i segretari Dem. "Anche le richieste di finanziamento sono
dimezzate: si è passati dalle 5mila annue del 2020-2022 contro
le 2500 circa del 2023- 2024 - aggiungono - E mancano ancora
decine di migliaia di abitazioni da riparare".
"Numeri - sottolineano i tre segretari dem - che tolgono
l'aureola salvifica al Commissario e che impongono una serie di
riflessioni sul futuro della ricostruzione nel cratere sismico".
"A fronte degli oltre 450 comunicati stampa, e delle centinaia
di migliaia di euro spesi per una non ben definita
comunicazione, mostre e iniziative varie - attaccano Ameli,
Piermartiri e Sciapichetti - ancora non si vede nemmeno una
delle grandi misure annunciate e di cui abbiamo bisogno, dalla
'filiera istituzionale' di destra per le aree colpite dal
terremoto".
"Il Governo Meloni, di cui il Commissario fa parte a pieno
titolo, ha bocciato gli emendamenti dei parlamentari Pd per la
Zona economica speciale Marche e cratere senza che alcune
associazioni di categoria battessero ciglio - dicono ancora i
segretari Dem - Un fatto grave e senza precedenti soprattutto
perché era quella l'unica occasione per poter intervenire in
sede parlamentare". Nell'esprimere preoccupazione, Ameli,
Sciapichetti e Piermartiri invocano "soluzioni immediate" per
accelerare la ricostruzione post sisma, "che sta subendo uno
stop immediato per due fattori", sottolineano. "Da un lato i
cittadini, giustamente, non si possono caricare sulle spese
extra per tornare nelle loro case e dall'altro, le imprese non
ritengono più conveniente operare nella ricostruzione a causa
delle normative intervenute sulla cessione dei crediti",
spiegano i segretari. Che propongono: "Serve una nuova,
immediata e sostanziale revisione dei costi parametrici della
ricostruzione, superiore al 20% - dicono - Ma per farlo sono
necessarie nuove risorse strutturali, che con il governo Meloni
non sono ancora mai arrivate e sarebbe grave che si usassero
quelle già stanziate dai governi precedenti".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA