Dalla crisi della carta a una nuova opportunità: l'applicazione dell'idrolizzato di cellulosa, la cosiddetta acqua di carta, in ambito cosmetico e dermatologico per le sue proprietà idratanti, filmogene e protettive. Il progetto "Acqua di Carta" ha trasformato un patrimonio secolare in una risorsa per il benessere della pelle.
"Dati di letteratura riportano come l'idrolizzato di cellulosa possa creare una barriera protettiva sulla pelle, favorendo l'idratazione e migliorando la resistenza cutanea" spiega Roberta Censi, docente e ricercatrice della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Università di Camerino. "Il nostro obiettivo è sviluppare trattamenti mirati per pelli sensibili e per condizioni dermatologiche specifiche come rosacea e dermatiti" ha aggiunto Piero Guidarelli, medico chirurgo e Presidente dell'Accademia Chirurgica Durante Scacchi.
La ricerca su questo componente chiave nella produzione della carta è nata anche da una necessità sociale e territoriale dopo la chiusura della Giano, parte delle Cartiere di Fabriano. La decisione, annunciata dal gruppo Fedrigoni, ha portato alla cessazione delle attività dal primo gennaio 2025, coinvolgendo 195 dipendenti. Progetti come "Acqua di Carta", mirano a riconvertire le competenze e le risorse locali verso nuovi settori.
"Questa iniziativa dimostra come la carta possa evolversi oltre la sua funzione tradizionale, aprendo nuove prospettive di utilizzo" ha raccontato Sandro Tiberi, mastro cartaio e storico della Carta di Fabriano. "L'acqua di carta è una risorsa naturale che può integrarsi in formulazioni cosmetiche sostenibili, con un impatto positivo sia per i consumatori sia per l'ambiente. Siamo all'inizio di un percorso che potrebbe rivoluzionare il modo in cui concepiamo la carta e le sue applicazioni" ha concluso Mario D'Alesio, ideatore del progetto Acqua di Carta.
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