"Mi batto perché il candidato sia uno soltanto, in grado di affrontare in questo momento, la difficile condizione di essere punto di riferimento: un amministratore che non si dimette dopo cinque mesi, con spalle grosse, maturità, esperienza".
Così, a margine di una seduta del
Consiglio Regionali, il presidente dell'Assemblea Dino Latini ha
risposto a una domanda dei giornalisti a proposito delle
indiscrezioni su una sua disponibilità a candidarsi a sindaco di
Osimo.
Occorre, ha aggiunto, una persona in grado di affrontare
questa situazione "molto difficile" del Comune di Osimo che
"merita un grandissimo rilancio, merita una rivoluzione.
Ci
vuole la forza di poterla fare - ha detto ancora Latini
richiamandosi ai propri mandati da sindaco - come noi l'abbiamo
fatto tanti anni fa, modificando il panorama della città con una
serie di modifiche rivoluzionarie che ancora oggi sono alle
fondamenta della tenuta della città stessa".
Latini considera che il "tema di fondo" sia la necessità di
"un punto di riferimento, quello che ho chiamato federatore";
una questione, "già emersa e che di fatto non assegna le
responsabilità solo a noi. La difficoltà di trovare un accordo
fra tante parti, è evidente. Quindi non è più la questione di
chi ha fatto cadere l'amministrazione Pirani che si è dimesso
senza che nessuno l'abbia fatto cadere". "La difficoltà di
trovare un suo successore come candidato testimonia che le
difficoltà - ha proseguito Latini - non erano in capo solo a una
parte, ma che sostanzialmente non c'era un accordo di base. Io,
attraverso l'insegnamento di Moro - ha sottolineato a margine
della conferenza stampa sul ventennale dell'Associazione
culturale Aldo Moro di Loreto - dico che bisogna credere
innanzitutto nel programma, a livello amministrativo, e poi nel
progetto. Se questi siano condivisibili è chiaro che emergono
anche le persone che si possono mettere al servizio. Se si parte
all'opposto e poi diventano sabbie mobili. Occorre lavorare su
un progetto, su un programma, che si ha la certezza di essere il
proprio e che in realtà poi non è condiviso".
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