"È inaccettabile che lo Stato, dopo
aver riconosciuto la protezione internazionale a queste persone,
le abbandoni per strada senza alternative", così Luana Zanella,
capogruppo AVS alla camera dei deputati, in occasione della
conferenza stampa oggi a Pesaro, organizzata per "denunciare la
grave situazione nelle Marche, dove centinaia di rifugiati
riconosciuti rischiano di essere espulsi dai centri di
accoglienza straordinaria senza essere trasferiti nel sistema di
accoglienza e integrazione (SAI)". Il tutto deriverebbe dalla
circolare del ministero dell'Interno del 7 agosto 2023, che
ordina ai prefetti di "interrompere l'accoglienza anche in
attesa del permesso di soggiorno". Solo nella provincia di
Pesaro-Urbino questa misura riguarderebbe circa 100 giovani, che
salgono a 500 nella regione Marche.
Secondo Zanella e Gianluca Carrabs, esponente nazionale di
Europa Verde e consigliere comunale di Urbino: "le Prefetture
stanno predisponendo la cessazione dell'accoglienza per titolari
di protezione che, pur riconosciuti, non hanno ancora il
permesso di soggiorno o il trasferimento nel SAI". Carrabs ha
poi sottolineato come "giovani minorenni, senza punti di
riferimento, saranno facile preda della delinquenza, con gravi
conseguenze sia umanitarie che per la sicurezza pubblica".
Per Adriana Fabbri, capogruppo AVS in comune a Pesaro: "Il
governo pensa di risolvere la crisi lasciando migliaia di
persone allo sbando, scaricando il problema sui comuni,
aggravando i problemi sociali e i costi per i territori".
Anche l'assessore del comune di Pesaro, Luca Pandolfi, si è
espresso a riguardo, evidenziando come "la nuova interpretazione
del decreto legislativo 142/2015 crei un buco normativo che
lascia decine di rifugiati senza accoglienza dopo il
riconoscimento della protezione, ma prima dell'inserimento nel
SAI" ciò significa "ledere i diritti civili, mettere a rischio
la sicurezza sociale e scarica sui comuni un onere
insostenibile". Pandolfi ha poi invitato le istituzioni e
l'associazione nazionale dei comuni italiani a intervenire per
sollecitare una revisione urgente della normativa, per garantire
"una strategia nazionale seria che eviti che titolari di diritti
fondamentali vengano lasciati senza casa e senza futuro".
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