In Serbia prosegue da giorni
l'avvicinamento di migliaia di studenti, lavoratori e
agricoltori da ogni parte del Paese verso Belgrado, per
partecipare alla grande manifestazione contro il governo, in
programma sabato 15 marzo. Con ogni mezzo - auto, treno, moto,
bicicletta e in tanti anche a piedi - i dimostranti stanno
raggiungendo la capitale che si prepara a una autentica
invasione popolare. Tanti gli agricoltori diretti a Belgrado a
bordo di trattori, che presumibilmente attueranno blocchi
stradali nella capitale. Gruppi di studenti sono partiti in bici
e a piedi tra l'altro da Novi Sad, Subotica, Kragujevac, Nis,
Kralievo, Uzice, Krusevac, Cacak, Vrsac, con bandiere nazionali,
cartelli e striscioni. Si fa tappa la notte per dormire e al
mattino si riparte. Gli organizzatori assicurano che si tratterà
di una raduno pacifico concentrato davanti alla sede del
parlamento, e sui social vengono annunciati blocchi stradali, in
corrispondenza fra l'altro dell'aeroporto, della tv pubblica Rts
e di altri sedi e edifici pubblici. Le autorità di governo da
parte loro da giorni ripetono con preoccupazione la convinzione
che la protesta di sabato a Belgrado sarà caratterizzata da
provocazioni, scontri e violenze da parte di gruppi di violenti
legati all'opposizione. E ribadiscono che tutti hanno diritto a
manifestare, radunarsi e protestare in modo pacifico, ma che in
nessun caso saranno tolleratati eccessi e violenze di qualsiasi
tipo, e che i responsabili che saranno immediatamente arrestati
e processati secondo la legge. La preoccupazione riguarda in
particolare i gruppi di studenti contrari alle proteste e che
vogliono tornare a studiare, che da una settimana sono accampati
in un parco fra il parlamento e la sede della presidenza. In
tanti chiedono il loro trasferimento per evitare sovrapposizioni
e possibili incidenti per il raduno di sabato. Il movimento
degli studenti universitari e degli istituti superiori è in
agitazione da novembre, dopo la morte di 15 persone nel crollo
alla stazione di Novi Sad, con raduni, cortei, blocchi stradali
e manifestazioni di protesta in tutto il Paese contro governo e
presidente, accusati di incuria, scarsi controlli legati alla
corruzione, metodi antidemocratici, controllo sui media. Le
autorità sostengono di aver accolto ed esaudito tutte le loro
richieste: pubblicazione di tutta la documentazione su lavori di
ristrutturazione alla stazione di Novi Sad, rilascio di tutti
gli arrestati nelle manifestazioni di protesta, punizione dei
responsabili di violenza contro i dimostranti, aumento del 20%
del bilancio a sostegno di Università e istruzione superiore. Ma
gli studenti non sono soddisfatti e sostengono che le richieste
non sono state soddisfatte in pieno. Non sono bastate le
dimissioni a fine gennaio del premier Milos Vucevic. Il
movimento studentesco prosegue nella protesta che va assumendo
in realtà sempre più connotazioni prettamente politiche, mirando
direttamente al presidente, Aleksandar Vucevic. Cosa questa
dimostrata dal chiaro appoggio che alla contestazione del
governo viene dalle forze di opposizione.
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