È morto all'età di 98 anni Ugo
Borsatti, il fotografo che immortalò nelle numerose
sfaccettature sociali e storiche il ritorno di Trieste
all'Italia.
Decano dei fotografi triestini, suoi sono scatti celebri come
il bacio tra un soldato statunitense a bordo di un treno che
solleva la fidanzata italiana prima della partenza del
convoglio. Era il 1954 e l'Us Army di stanza a Trieste, nove
anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, lasciava la
città, restituendola all'Italia. Sullo stesso tema, anche la
piazza Unità d'Italia gremita come un uovo il 26 ottobre 1954
per festeggiare, appunto, il ritorno all'Italia. O, ancora, la
raffica di foto terribili che scattò in occasione dei moti di
piazza nel 1953 a Trieste duramente repressi dalla Polizia
Civile alle dipendenze del Governo Militare Alleato (Gma) il cui
capo era il generale britannico Thomas Willoughby Winterton. Era
il primo importante servizio come fotoreporter per Borsatti e
divenne una testimonianza storica, tanto che arebbe diventato un
libro prima e un documentario dopo "Una traccia indelebile.
L'obiettivo di Ugo Borsatti sui fatti del 1953" girato da Diego
Cenetiempo.
"Dovevo documentare. Era come una missione", aveva detto in
occasione della presentazione del filmato, nel dicembre 2024, in
una delle sue ultime apparizioni in pubblico. Una sua foto,
"Morte di un carrettiere" del 1961, fu esposta al Moma Museum di
New York nel 1964 in occasione di una mostra dedicata ai
fotoreporter italiani.
L'archivio storico di Foto Omnia di Ugo Borsatti conta oltre
350mila negativi ed è stato dichiarato di interesse storico,
infatti è vincolato dalla Soprintendenza.
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