"È in crisi la cultura del lavoro.
Mancano i giovani e ci sono persone che preferiscono il
sussidio, magari con la possibilità di sommarvi qualche
microattività". Così l'ex ministro Maurizio Sacconi nel convegno
che Confindustria Cuneo ha dedicato ai vent'anni dal varo della
legge Biagi. Coautore con il giuslavorista bolognese del Libro
bianco sul lavoro, Sacconi caldeggiò come sottosegretario la
riforma approvata dal governo di centrodestra nel 2003, un anno
dopo l'assassinio di Marco Biagi da parte delle Brigate Rosse.
"Biagi - afferma Sacconi - fu compreso ma detestato dalla
sinistra, mentre la destra lo ha amato ma non sempre lo ha
compreso. Era un visionario, intuì l'esaurimento della fase
fordista ed esaltò nel lavoro la dimensione territoriale e
aziendale". "Il lavoro non si regola da Roma" aggiunge,
invitando il governo a valutare l'introduzione di contratti
territoriali: "Non si tratterebbe delle vecchie gabbie
salariali. Ma un cameriere non può vivere a Milano con lo stesso
stipendio che guadagnerebbe in provincia".
Critiche, invece, sulla proposta del salario minimo: "In
Italia il problema non è il salario minimo ma quello mediano,
troppo basso. Per il lavoro povero servono altri interventi".
Infine un cenno al rapporto scuola-lavoro, con la difesa
dell'alternanza: "Non si può rinunciare a meccanismi di
inclusione per un incidente stradale".
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