È ripresa stamani a Torino
l'udienza preliminare contro quattro ex brigatisti rossi per la
sparatoria del 1975 alla Cascina Spiotta, nell'Alessandrino, in
cui perse la vita l'appuntato dei carabinieri Giovanni
d'Alfonso. Il gup ha respinto una serie di istanze presentate
dalla difesa. In proposito, uno degli avvocati difensori, Davide
Steccanella, ha commentato che "siamo all'opposto delle nozze di
Renzo e Lucia: quel matrimonio non s'aveva da fare, questo
processo invece s'ha da fare".
"Anche se - aggiunge il legale - ci devono ancora spiegare
come sia possibile processare una persona già scagionata
revocando una sentenza che non si trova". Il riferimento è alla
posizione di uno degli imputati, Lauro Azzolini, all'epoca dei
fatti militante delle Brigate Rosse, che nel 1987 fu prosciolto
in istruttoria: il provvedimento, secondo le indagini di
carabinieri e Dda di Torino, ho perduto del 1994 durante
l'alluvione che colpì Alessandria.
Un'altra questione sollevata da Steccanella riguardava le
intercettazioni cui è stato sottoposto Azzolini "senza
autorizzazione di un gip"nel corso delle indagini.
Ci sono anche sette libri dedicati alla stagione degli anni
di piombo fra gli 'elementi indiziari' presentati dalla Dda di
Torino nel processo a quattro ex brigatisti rossi per la
sparatoria del 1975 alla Cascina Spiotta. Fra i volumi spiccano
quelli firmati da Renato Curcio e Mario Moretti, capi storici
dell'organizzazione, che ora sono imputati insieme a due ex
militanti. Oggi, alla ripresa dell'udienza preliminare, una
parte della discussione, per iniziativa dei pubblici ministeri,
è stata dedicata all'analisi di alcuni passaggi dei testi. Le
difese hanno eccepito che non è possibile giungere a una
dichiarazione di colpevolezza su queste basi. "I pm hanno letto
dei brani - ha commentato uno degli avvocati, Francesco Romeo,
legale di Moretti - e io invece ne ho letti altri. Non ci si può
limitare a estrapolare alcune frasi da un contesto: bisogna fare
un ragionamento complessivo, bisogna collegare i vari frammenti
e persino i diversi libri fra di loro". Secondo l'avvocato la
stessa presenza dei libri in un processo come elemento d'accusa
"ci rimanda a un passato poco piacevole".
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