Il mondo dell'artigianato e della
micro, piccola e media impresa della Sardegna, scosso dalle
prime ripercussioni create dai dazi americani, riflette su una
situazione che, direttamente o indirettamente, potrebbe colpire
il sistema produttivo dell'Isola e incidere sull'economia
regionale per molti anni.
Le imprese sarde temono che oltre al danno che i dazi
creerebbero in modo diretto, la parte peggiore della situazione
potrebbe arrivare dall'"effetto paura" che inciderebbe
pesantemente nella vita e nelle scelte dei consumatori sardi,
nazionali ed europei: un fattore forse più devastante delle
stesse imposte. Alle aziende preoccupa anche l'effetto domino
che i dazi potrebbero innescare, facendo alzare l'inflazione e
mettendo in difficoltà tutta la filiera economica che in Europa
gioca la partita più importante con il mercato interno in piena
crisi.
"Si rischia che ad avere le maggiori ricadute dai dazi -
afferma il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna,
Giacomo Meloni - siano proprio le piccole imprese artigiane che
negli ultimi anni si sono aperte con forza verso
l'internazionalizzazione. Ricordiamo come gli Usa siano stati
negli ultimi anni un mercato di riferimento anche per attività
produttive di limitate dimensioni ma produttrici di eccellenze
come, in particolare, alimentari, moda, legno, metalli, nautica,
sughero".
"In questo momento anche noi artigiani sardi siamo chiamati a
rimboccarci, ancora di più, le maniche, mantenere la calma e
dare una mano alle Istituzioni che stanno cercando quella
fondamentale unitarietà europea che serve per marciare compatti
- aggiunge Meloni - però è necessario che la politica a tutti i
livelli, così come accaduto in tanti altri momenti di crisi
recenti, come per esempio per i conflitti internazionali, la
pandemia o l'aumento dei costi energetici, venga incontro alle
imprese sostenendole nell'ammortizzare eventuali, e non
auspicabili, impatti negativi in termini di vendite".
"Ma dobbiamo anche renderci conto - sottolinea - che il
mondo, soprattutto quello economico, come lo abbiamo conosciuto
in questi ultimi 80 anni, non esiste più; per questo è
necessario attivarsi subito sia per trovare nuovi mercati, come
l'India, l'Asia e il Sud America, sia per aumentare le capacità
competitive delle imprese che, non dimentichiamolo, dovranno
puntare sempre più sull'innovazione, sui brevetti e sulla
conoscenza".
Secondo il dossier elaborato dall'Ufficio studi di
Confartigianato Imprese Sardegna su dati Istat, tra settembre
'23 e analogo periodo del '24, i rapporti economici tra la
regione e gli Stati Uniti hanno totalizzato 492 milioni di euro,
relativi a tutto il manifatturiero petroliferi inclusi
rappresentando l'1,5% sul valore aggiunto della Sardegna.
Alimentari, prodotti in legno e metallo, pelletteria,
abbigliamento e tessile, mobili e ceramiche ma anche
semilavorati lapidei, prodotti chimici, macchinari e
attrezzature hanno raggiunto un mercato ricco e sempre attento
alle produzioni italiane e sarde.
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