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In collaborazione con AOU Cagliari NEWS
Le malattie del fegato
rappresentano un grave problema di sanità pubblica nel mondo per
la loro evoluzione in cirrosi epatica e tumori, situazioni
cliniche che provocano la morte e, nel caso quando possibile, il
trapianto dell'organo. "Esistono diversi virus che portano alla
malattia, ad esempio l'epatite di tipo C - spiega il professor
Luchino Chessa, responsabile Struttura semplice delle Malattie
del Fegato all'Aou di Cagliari - che può essere curata con
successo grazie ad alcuni farmaci antivirali e l'epatite B che
può essere prevenuta con la vaccinazione, oggi obbligatoria nel
primo anno di vita per tutti i nuovi nati, e tenuto sotto
controllo con terapie antivirali".
Queste cure e la prevenzione sono importanti per contrastare
le malattie virali, ridurre la mortalità e la necessità di un
trapianto di fegato nelle persone con l'epatite in atto, ma la
preoccupazione rimane per gli 8000 infezioni che si verificano
ogni giorno, circa 5 al minuto. «Il numero di casi di questa
patologia è in aumento in tutto il pianeta -continua professor
Chessa - in Sardegna si considerano positivi, circa il 2% della
popolazione e in Italia ci sono circa mezzo milione di infetti
solo del virus C e nel mondo 350 milioni di persone vivono con
un'infezione cronica da epatite B, C o D. Il problema, però,
sono le nuove infezioni». «Dal 2019 la Struttura Semplice
Malattie del Fegato del Policlinico Duilio Casula - dice ancora
Chessa- ha intrapreso un progetto di linkage to care (percorsi
diagnostico-terapeutici) con i SerD della provincia di Cagliari,
e successivamente con i SerD di Guspini e Carbonia, con la presa
in carico di oltre 300 pazienti positivi al virus dell'epatite C
(HCV), di cui circa 200 trattati. Inoltre, di recente ha avviato
uno screening della durata di un anno nei pazienti con età da 65
a 90 anni ricoverati, per qualunque ragione, presso il
Policlinico Duilio Casula di Monserrato».
È una patologia che inizia generalmente in modo acuto, ma può
essere sintomatica o asintomatica. Tanto è vero che l'altro
aspetto che bisogna affrontare è il numero di persone che sono
infette e non sanno di esserlo. «Il cosiddetto "sommerso" è un
problema molto serio - continua lo specialista - si stima che in
Italia ci siano almeno 250-300mila individui infetti da HCV che
non sono a conoscenza del loro stato. Per tanto, è stato
introdotto a livello nazionale e in via sperimentale per i
cittadini nati dal 1969 al 1989, per gli utenti dei SerT e per i
soggetti detenuti in carcere, lo screening gratuito allo scopo
di prevenire ed eliminare il virus dell'epatite C. Purtroppo la
Sardegna non rientra in questo programma ed anche per quanto
riguarda i farmaci antivirali non ha attinto al fondo
nazionale». Un passo importante è stato fatto con
l'approvazione da parte della Giunta, a giugno, del protocollo
operativo dello screening in tutta la Sardegna, con un
finanziamento di due milioni di euro approvati in Finanziaria a
dicembre 2022 e che vede il prof. Chessa nella cabina di regia.
In collaborazione con AOU Cagliari NEWS
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