Oltre ad essere un'opportunità, il Pnrr potrebbe rivelarsi un boomerang: il rischio, infatti, è quello di aumentare il gap tra le pubbliche amministrazioni più efficienti e quelle che hanno maggiori difficoltà a programmare gli interventi come la Sradegna.
In pratica potrebbe acuirsi - anziché ridursi come auspicato - il divario Nord-Sud.
E' quanto
emerge dal 29/o Rapporto sull'Economia della Sardegna redatto
dal Crenos (Centro ricerche economiche delle Università di
Cagliari e Sassari), che ha esaminato la questione in un focus
dedicato.
Non è un caso che il governo nazionale abbia predisposto
misure di sostegno all'occupazione nelle pubbliche
amministrazioni legate all'attuazione del Pnrr come l'assunzione
per un triennio di 1.000 professionisti, di cui il 40% al Sud.
Sulla base di questa opportunità, la Regione Sardegna ha
proceduto al reclutamento di 37 esperti nel febbraio 2022.
"Poiché le amministrazioni pubbliche del Meridione dispongono
di lavoratori con competenze inferiori a quelle del resto del
Paese, e generalmente più anziani, tali differenze potrebbero
generare una minore efficacia delle nostre amministrazioni
locali nel cogliere le opportunità offerte dalla disponibilità
di risorse. Ciò è parzialmente confermato dall'elevato numero di
opere pubbliche incompiute - si legge nel focus - Inoltre, una
eccessiva parcellizzazione in un territorio vasto come la
Sardegna, caratterizzato da tantissimi piccoli comuni, può
compromettere il necessario coordinamento tra i diversi progetti
in
una visione di sistema".
Per il direttore generale della Fondazione di Sardegna, Carlo
Mannoni, "il Pnrr presenta lo scenario classico dell'ottimismo
della volontà perché non riusciamo neppure a completare le opere
in via ordinaria. Continueremo purtroppo ad avere velocità
diverse anche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza".
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