"Ho un ricordo molto vivo
dell'interrogatorio a Pianosa: Vincenzo Scarantino parlava come
un fiume in piena, non c'erano pause, era molto agitato. La
seconda cosa che ricordo è che a un certo punto ci fu
un'interruzione. Potei parlare con lui da solo e mi disse quello
che gli era stato promesso, ossia 400 milioni di lire fuori dal
carcere e in località protetta. Il mio dovere fu quello di dire
a Scarantino che erano tutte frottole. Perché ciò che poteva
avere dallo Stato era quello previsto dalla legge". Lo ha detto
l'avvocato Luigi Li Gotti, chiamato questa mattina a deporre
nell'ambito del processo per il depistaggio delle indagini sulla
strage di Via D'Amelio, in cui vennero uccisi il magistrato
Paolo Borsellino e 5 agenti della polizia di Stato, che si
celebra a Caltanissetta.
Li Gotti, rispondendo alle domande dell'avvocato della difesa
Giuseppe Panepinto, ha aggiunto che "Scarantino, in un
successivo momento, quando fece la ritrattazione, lo disse:
l'unica persona che mi aveva detto la verità era l'avvocato Li
Gotti". Imputati al processo, con l'accusa di calunnia
aggravata, sono tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e
Michele Ribaudo. Secondo l'accusa, i tre avrebbero indotto, con
le minacce e le pressioni, l'ex pentito Vincenzo Scarantino a
rendere false dichiarazioni.
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