I familiari di Aldo Naro, il
giovane 25enne ucciso durante una rissa scoppiata il 14 febbraio
2015 all'interno della discoteca Goa di Palermo, hanno scritto
una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,
in cui evidenziano "tante anomalie" nell'inchiesta.
Rosario Naro, Anna Maria Ferrara e Maria Chiara Naro,
rispettivamente padre, madre e sorella del giovane,
sottolineano: "Abbiamo la percezione che la nostra domanda di
giustizia rappresenti un fastidio per alcuni rappresentanti
delle istituzioni stesse".
I familiari di Naro evidenziano che la storia dell'uccisione del giovane è "costellata da troppe anomalie.
Solo grazie alla nostra ostinazione siamo riusciti a
fare aprire le indagini per omicidio volontario - scrivono - a
carico di tre soggetti, oggi imputati innanzi alla corte
d'Assiste di Palermo, in un processo che volge al termine".
I familiari, che sono assistiti dagli avvocati Salvatore e
Antonino Falzone, precisano inoltre che "l'allora procuratore di
Palermo, Lo Voi, non ha voluto riceverci nonostante le nostre
accorate richieste". Nella lettera viene citato anche un
episodio che riguarda una tac, effettuata al Policlinico, sul
corpo esanime del giovane. "Il professore Procaccianti non ha
mai depositato il relativo dischetto nel fascicolo del pubblico
ministero - specificano i familiari - e cosa ancora più
inquietante, quella tac è sparita dall'archivio informatico del
Policlinico". In seguito a questo episodio "abbiamo dovuto
esumare il corpo di Aldo, per sottoporlo ad una nuova tac e
autopsia - spiegano - i nuovi accertamenti hanno confermato le
tesi che abbiamo sempre sostenuto: Aldo è stato massacrato da
più colpi". I familiari si dicono "davvero stanchi, delusi,
sfiduciati e arrabbiati, ma non abbiamo intenzione di fermarci -
affermano - finché saremo in vita ci batteremo in tutte le sedi
per avere giustizia", concludono.
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