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Memorie di una schiava in scena al teatro Biondo di Palermo

Memorie di una schiava in scena al teatro Biondo di Palermo

Con Pamela Villoresi e Baba Sissoko protagonisti dal 12 marzo

PALERMO, 10 marzo 2025, 12:43

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pamela Villoresi è la protagonista, insieme al musicista maliano Baba Sissoko, di un nuovo allestimento dello spettacolo Memorie di una schiava, in prima nazionale nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, che lo produce, mercoledì 12 marzo alle ore 21.
    Liberamente tratto dal romanzo Spedizione al baobab della scrittrice sudafricana Wilma Stockenström, lo spettacolo è curato nell'adattamento e diretto da Gigi Di Luca; le musiche di Baba Sissoko sono eseguite dal vivo, mentre le luci sono di Gabriele Circo. Repliche fino al 30 marzo.
    "Poema vegetale", come lo definisce la traduttrice Susanna Basso, il romanzo Spedizione al baobab della scrittrice sudafricana bianca Wilma Stockenström, che ha vinto numerosi premi tra cui il Grinzane Cavour, e da cui trae ispirazione lo spettacolo, è stato scritto nel 1981 in afrikaans. Ed è bello notare che questo racconto di una schiava trovi parola nella lingua stessa di chi quella sofferenza ha causato, nella lingua gutturale e straniera dell'offesa.
    Nelle Memorie di una schiava la protagonista racconta il suo desiderio di opporre resistenza a una vita di violenze alle quali è stata "naturalmente" costretta. Lo spettacolo è il poetico monologo di una figura femminile della quale non si conosce il nome perché - dice - «pronuncio il mio nome e non significa nulla».
    «La scelta di affidare il testo ad una attrice come Pamela Villoresi - spiega Gigi Di Luca -lontana dall'immaginario di donna africana, è stata dettata dalla volontà e dalla necessità di decontestualizzare la narrazione e spostare la storia di questa donna-schiava su un piano universale. Le ferite, le violenze, il dolore, l'umiliazione non hanno nazionalità, appartengono alla vita a alla crudeltà umana che le genera in ogni dove. È la musica però che ha il compito di condurci in Africa, con la voce violenta e a tratti dolce di un griot, cantastorie dai tanti volti, che incarna "l'uomo", amore e dolore, offesa e cura allo stesso tempo».
   

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