La diga Rubino, in provincia di
Trapani, ha una capacità ridotta da 11 a meno di 5 milioni di
metri cubi a causa di presunte carenze strutturali. Una
situazione che ha spinto le organizzazioni produttive e i
sindacati di categoria (Conf.Sal Sicilia, Copagri, FederAgri e
Conf.Sal provinciali) a denunciare "la mancanza di trasparenza e
progettualità da parte delle istituzioni competenti". Un allarme
che giunge dopo le vicende della diga Trinità, sempre nel
Trapanese, "dove per sette anni - dicono i sindacati - milioni
di ettolitri sono stati sversati in mare, per scoprire solo ora
che le sue condizioni statico-edilizie non erano compromesse".
La decisione di limitare la capacità della diga Rubino è
stata imposta dal Ministero delle infrastrutture, attraverso la
Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche.
L'ente vigilante, responsabile della tutela della pubblica
incolumità, "ha giustificato la misura come precauzionale. Non
sappiamo quali siano i problemi della diga, né quali interventi
siano previsti per risolverli", denunciano Cipriano Sciacca ed
Enzo Daidone di Confsal Sicilia, rispettivamente segretario
regionale e provinciale. A loro si uniscono i segretari
provinciali Pino Aleo di Copagri e Michele De Maria di
FederAgri, che chiedono un incontro urgente con le autorità
politiche e amministrative per fare chiarezza.
Il paradosso è che, nonostante la ridotta capacità, la diga
rischia di disperdere centinaia di migliaia di ettolitri d'acqua
delle abbondanti piogge degli ultimi mesi. Con il livello
dell'invaso prossimo alla quota massima consentita (circa 4,8
milioni di metri cubi), l'acqua in eccesso, come avviene da
anni, sarà sversata in mare. "Sarebbe un controsenso disperdere
una risorsa così preziosa. Soprattutto se, come nel caso della
Diga Trinità, si scoprisse che le condizioni strutturali della
diga non sono così compromesse come si crede", sottolineano i
sindacati che hanno chiesto un incontro urgente al presidente
della Regione siciliana Renato Schifani e alle autorità
competenti.
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