(di Francesco Nuccio)
La sua costruzione risalirebbe a
oltre mille anni fa, quando attorno all'830 d. C. una colonia di
arabi fondò su una rocca che domina la costa occidentale della
Sicilia la città di Zabut. E proprio come un'araba fenice quel
fortino di pietra, che costituiva per le carovane in marcia una
stazione di posta tra il mare e la montagna, è scomparso ed è
riapparso all'improvviso non dal fuoco ma dall'acqua.
Mazzallakkar, uno dei siti più rappresentativi di Sambuca di
Sicilia, il nome odierno dell'antica Zabut, è riemerso come per
magia dal lago Arancio. Proprio come è successo in Trentino con
il borgo di Curon sul lago di Resia. La causa, anche in questo
caso, è legata al prosciugamento del lago. E oggi Mazzallakkar
può tornare a mostrare il suo antico splendore.
Sebbene non tutti siano d'accordo sull'origine araba
dell'attuale fortificazione, che alcuni datano qualche secolo
dopo, non si esclude la presenza nel sito di una costruzione
preesistente, proprio come avvenuto con la Chiesa Madre di
Sambuca, edificata nel 1400 sulle rovine del castello arabo che
dominava il borgo saraceno.
A far "scomparire" la fortezza a metà degli anni '50 del
secolo scorso, quando era ancora in perfetto stato di
conservazione, fu la decisione sciagurata della Regione di
costruire un invaso artificiale in quella vallata conosciuta
come la "Zona dei mulini". Forse per un errore di calcolo o per
una sottovalutazione, le acque sommersero Mazzallakkar. Negli
ultimi anni, con il progressivo abbassamento del livello del
lago, insieme alle torri che già svettavano dall'acqua, sono
ricomparse anche le mura fortificate.
L'amministrazione comunale di Sambuca, contando anche sul
richiamo rappresentato dalla storia unica di questo monumento,
vuole adesso valorizzarlo e renderlo fruibile . "Non possiamo
più assistere impotenti all'abbandono di Mazzallakkar. Riteniamo
che il suo recupero costituisca un ulteriore tassello della
promozione del territorio e della nostra memoria" spiega il vice
sindaco di Sambuca e assessore alla Cultura Giuseppe Cacioppo.
Così si sta lavorando a un protocollo d'intesa tra il Comune e
l'azienda vinicola Planeta, la cui cantina Ulmo si trova proprio
sulle sponde del lago, con l'obiettivo di realizzare un accesso
pedonale attraverso i filari dei vigneti per raggiungere e
ammirare l'antica fortezza. L'idea ha subito incontrato il
favore dell'azienda Planeta: "Siamo ben contenti di lavorare con
le istituzioni preposte allo scopo di rendere fruibile al
pubblico Mazzallakkar. La "filiera del bello" è la carta
vincente di Sambuca, e noi siamo orgogliosi di contribuire". Via
libera anche dalla soprintendenza di Agrigento, che sul
monumento ha apposto un vincolo. "Siamo disponibili - spiega il
soprintendente Michele Benfari - a ogni forma di collaborazione
finalizzata a promuovere la conoscenza e la fruizione di questo
monumento, dalla notevole valenza storica e ambientale".
Un progetto accolto "con attenzione e interesse" anche
dall'assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà.
"Un'iniziativa molto stimolante - commenta - che vede
collaborare aziende private ed enti pubblici nel recupero di un
bene che la Regione ha dichiarato già dal 1990 di interesse
culturale. La valorizzazione di questo luogo estremamente
suggestivo potrebbe richiamare l'attenzione sul lago Arancio e
sul borgo di Sambuca facendo conoscere la già ricca e varia
offerta culturale del territorio".
E anche il Festival Le Vie dei Tesori, che vede Sambuca tra i
Comuni che fanno parte del network culturale e turistico, si
prepara a inserire Mazzallakkar tra le tappe delle sue visite
guidate. "Stiamo già pensando a preparare un grande evento per
la 'rinascita' di questo tesoro unico e straordinario" annuncia
l'ideatrice del Festival Laura Anello.
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