Oltre duecento agenti altamente formati, negoziatori e personale addestrato per interventi lampo in tutte le carceri italiane.
Contro le rivolte e le sommosse, il governo mette a punto il Gruppo di Intervento Operativo, una task force dedicata al ripristino della sicurezza all'interno degli istituti penitenziari, sempre più spesso oggetto di veementi manifestazioni e proteste, come quelle andate in scena, per esempio, oggi a Secondigliano e Avellino e ieri al Beccaria di Milano. "Grazie all'intervento della polizia penitenziaria è stato scongiurato il peggio", ha commentato oggi il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro.
L'associazione Antigone parla di "proteste e non rivolte", invitando l'esecutivo a "ricreare la fiducia". Da parte del sindaco meneghino, Beppe Sala, arriva invece l'appello al governo ad intervenire "necessariamente" sulla situazione dell'istituto per minori, "abbandonato" ormai da troppi anni.
E, a meno di 24 ore dagli episodi registrati a Milano, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha presentato il Gio, il nuovo gruppo che "entro fine anno" - come annunciato da Delmastro - prenderà il via in tutte le regioni d'Italia. Si tratta di una task-force che, a regime, potrà contare su 270 agenti distribuiti in tutte le regioni d'Italia in grado di intervenire in caso di necessità entro un'ora dalla richiesta della direzione di qualsiasi carcere. "Saranno scelte le migliori persone del corpo di polizia penitenziaria - sottolinea Delmastro -. Da luglio ci sarà qualche mese per la formazione con l'obiettivo di addestrare il personale ad usare la testa e a governare il rispetto dei diritti umani e della legalità".
Modellato sulla task-force francese Eris, il Gio potrà avvalersi di percorsi formativi ad hoc, con la collaborazione delle forze transalpine e, probabilmente, anche delle organizzazioni dell'Onu per i diritti umani. "Vogliamo rispondere ad un bisogno di essere sicuri nelle strategie di intervento e nelle regole di ingaggio - ha spiegato il direttore del Gruppo, Linda De Maio - avendo a disposizione strumenti operativi di formazione e professionali per intervenire nel miglior modo con tecniche di de-escalation finora rimesse all'abnegazione degli operatori.
Uno degli obiettivi, inoltre, è quello di ridurre il più possibile il margine di offensività", contenendo le rivolte "con il minor uso della forza possibile", come ha ribadito lo stesso Delmastro.
In attesa che il Gio entri ufficialmente in servizio, il sistema carcerario si trova ad affrontare comunque una lunga scia di proteste da parte dei detenuti, che spesso sfociano in aggressioni e violenze nei confronti del personale di polizia penitenziaria. Come avvenuto ad Avellino dove un detenuto ha colpito con pugni e colpi di forbice un agente tentando di raggiungere l'esterno del carcere.
Situazione simile a Secondigliano, dove un altro detenuto ha aggredito alcuni agenti e un'infermiera.
"È nostra intenzione ripristinare ordine e sicurezza", ha ribadito più volte Delmastro, ammettendo che tra le principali cause delle proteste resta il "sovraffollamento" delle carceri. Un problema ormai atavico in Italia sul quale il governo si è impegnato a lavorare. "Non è colpa mia se ho trovato 155 milioni fermi per l'edilizia penitenziaria che ho sbloccato - ha tuonato il sottosegretario -. E grazie ad altri fondi del Pnrr riusciremo a recuperare 7.000 dei 10.000 posti che mancano".
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