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Condannato per truffa a società di Fedez gestita dalla madre

Condannato per truffa a società di Fedez gestita dalla madre

Verdetto ribaltato dopo assoluzione del primo grado

MILANO, 28 novembre 2024, 18:28

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' stata ribaltata in secondo grado oggi la sentenza con cui, un anno fa, è stato assolto "perché il fatto non costituisce reato" l'ex ad della Doom srl, ossia la "Dream of ordinary madness", società del cantante Fedez e gestita da sua madre Annamaria Berrinzaghi, dall'accusa di aver architettato una truffa da 100mila euro. Imputazione per la quale è arrivata dalla Corte d'Appello di Milano una condanna a 8 mesi, pena sospesa. Secondo l'indagine del pm Alessandro Gobbis, il presunto raggiro, scoperto dalla madre di Fedez, avrebbe riguardato la sponsorizzazione per un noto marchio di zainetti. L'ex ad avrebbe fatto credere, secondo l'accusa, "di aver raggiunto un accordo economico", per conto della Doom, che si occupa dell'immagine di Fedez, con una nota azienda di zaini e materiali per la scuola (estranea alla vicenda) di 250mila euro, nonostante la cifra pattuita fosse di 350mila euro. Sempre secondo l'accusa, l'allora dipendente avrebbe fatto in modo che la differenza di 100mila euro venisse versata a una società per la quale avrebbe dovuto cominciare a lavorare di lì a poco. "Dobbiamo necessariamente leggere le motivazioni - ha spiegato l'avvocato Davide Montani, difensore con la legale Simona Ceretta -. In primo grado il pm in udienza aveva chiesto l'assoluzione, il tribunale l'ha assolto e sempre la procura ha fatto appello dopo aver chiesto l'assoluzione. Oggi in udienza il pg ha chiesto la conferma della sentenza di assoluzione".
    Nonostante questo, ha aggiunto il difensore, "la Corte decide di ribaltare tutto e, senza mai una richiesta di condanna nelle conclusioni in udienza, decide di annullare la sentenza di assoluzione e lo condanna". La difesa farà ricorso in Cassazione. Per il giudice di primo grado Paolo Guidi non era "possibile desumere alcuna finalità ingannatoria derivante dalla condotta" dell'imputato e la società "non è stata" raggirata, "poiché nulla le è stato celato". Attese ora le motivazioni della sentenza di secondo grado.
   

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