"Quando oggi si parla di genocidio
col punto di domanda o senza. Io l'ho visto come funzionava il
genocidio, era preparato, non era una cosa improvvisata". Lo ha
detto la senatrice a vita Liliana Segre, ricordando la sua
deportazione ad Auschwitz a 81 anni di distanza durante la
Memoria della deportazione al Memoriale della Shoah, organizzata
dalla Comunità di Sant'Egidio.
"Era stato preparato. A tavolino, già da tempo - ha
sottolineato -. E per arrivare ad Auschwitz c'era un
prolungamento della stazione fino al campo".
"Una parola che non deve mai mancare nel linguaggio è
l'accoglienza dell'altro, di qualunque colore, di qualunque
religione, di qualunque etnia, di qualunque nazionalità" ha
aggiunto la senatrice a vita. "Questa parola è l'estremo opposto
della volontà dei nazisti di eliminare i diversi, diversi per
loro, cioè gli appartenenti a popoli e categorie considerate
indegne di vivere". Ci vuole invece "l'accoglienza di chi è
diverso da noi, la disposizione ad ascoltarlo a soccorrerlo se
necessario - ha detto ancora la senatrice -. La mia non è una
ricetta semplicistica per problemi seri come quello
dell'immigrazione, non è un utopistico, 'accogliamoli tutti' ma
è in primo luogo una filosofia di vita". "Non chiudersi, non
respingere a priori, non avere paura dell'altro - ha concluso -
e non farsi mai abbindolare da chi specula su pregiudizi e
investe nell'odio".
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