Liliana Resinovich sarebbe stata
uccisa, soffocata, e dunque sarebbe morta per asfissia. E' una
delle ipotesi formulata per l'intricato caso della donna di 63
anni scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e il cui cadavere
fu trovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell'ex ospedale
psichiatrico. Aveva la testa infilata in due sacchetti
trasparenti di tipo alimentare e il corpo in due grandi sacchi
neri, di quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti solidi
urbani, uno dall'alto e uno dal basso. L'ipotesi è una
indiscrezione dei quotidiani del gruppo Caltagirone trapelata
dalla attesa perizia sulle spoglie riesumate di Liliana,
depositata due giorni fa in Procura a Trieste.
L'ipotesi non è del tutto nuova: se molti dubbi aveva
suscitato la tesi del suicidio sostenuta dalla Procura, quella
del soffocamento è invece una tesi relativamente recente. Ne
aveva parlato già pochi giorni fa la trasmissione televisiva
Quarto grado e successivamente anche l'amico di Liliana, Claudio
Sterpin. Questi nel corso di un intervento a un'altra
trasmissione era addirittura sceso nei particolari: ""Lilly è
stata pestata prima da qualcuno", aveva sostenuto, poi
"soffocata probabilmente con un cuscino", "bisogna trovare da
chi".
Si tratta tuttavia di indiscrezioni. La perizia era stata
affidata dalla Procura all'antropologa forense Cristina
Cattanero, ai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio
Leone e all'entomologo Stefano Vanin, e sarebbe stata depositata
nella notte tra venerdì e sabato scorsi.
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