Il 3 maggio 1945 nella zona
industriale di Bolzano, a guerra ormai conclusa, i soldati
tedeschi in ritirata verso la Germania rastrellarono diciotto
operai nelle fabbriche: una rappresaglia dopo alcuni scontri con
i partigiani. Gli operai vennero allineati su due file davanti
al muro dello stabilimento Lancia e abbattuti con due raffiche
di mitragliatrice sparate da un autoblindo. Furono dieci le
vittime, mentre i sopravvissuti (salvati dai corpi dei compagni
uccisi), ne porteranno per sempre, nel corpo e nell'anima, le
cicatrici. In occasione dell'80/o anniversario dell'eccidio, il
giornalista bolzanino Luca Fregona ricorda nel libro "Italiani
Kaputt. La strage degli operai" (Athesia editore) questo
capitolo poco conosciuto del fine guerra.
"È una storia - spiega il caporedattore del quotidiano Alto
Adige - che volevo raccontare da molti anni, con un libro dal
taglio narrativo che mi permettesse di trasmettere le emozioni e
le paure vissute dagli operai rastrellati. Passo ogni giorno
davanti al muro dove vennero fucilati e, ogni volta, mi chiedo
cosa abbiano pensato negli ultimi istanti, quali parole si siano
scambiati, cosa abbiano visto per l'ultima volta. I morti del 3
maggio 1945 camminano ancora per queste strade, diventate
anonime a colpi di ruspa. Poche centinaia di metri tra i
capannoni della zona industriale, tra fabbriche che non esistono
più e che hanno lasciato il posto a università, centri
commerciali, bar, pizzerie e a una palestra aperta anche di
notte; mentre un tempo, di notte, si accendevano solo i forni
delle colate e passavano le biciclette degli operai. Eppure, io
quei morti continuo a sentirli e vederli".
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