Il diritto dei nonni a mantenere
rapporti significativi con i nipoti non può mai essere applicato
meccanicamente. È quanto ha stabilito la Cassazione che ha
annullato il decreto emesso dalla Corte d'Appello e dal
Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria in relazione a un
provvedimento che imponeva a un bambino di riprendere i rapporti
con i nonni paterni, anche con modalità forzate e l'intervento
della forza pubblica, in caso di opposizione materna.
A comunicare la decisione della Suprema Corte è lo studio
legale Miraglia che ha assistito la madre del minore e la sua
famiglia, "obbligate - si legge in una nota stampa dell'avvocato
- a difendersi da un sistema giudiziario che ha completamente
ignorato il reale interesse del minore. La Cassazione ha
smontato questo impianto, giudicandolo in contrasto con i
principi costituzionali e convenzionali che tutelano l'infanzia.
I giudici di legittimità hanno chiarito che non è sufficiente
accertare l'assenza di un danno per il minore: serve invece
dimostrare, in termini positivi e concreti, che quella relazione
porti un beneficio autentico per lo sviluppo affettivo,
relazionale ed educativo del bambino".
"Finalmente - è scritto nel comunicato - si è messo al centro
il bambino, la sua voce, il suo vissuto. I bambini non si
costringono a costruire legami. Si ascoltano, si proteggono, si
rispettano. Questo è ciò che oggi la Corte ha sancito. La
sentenza è destinata a fare scuola. Con questa pronuncia, la
Cassazione ha richiamato tutta la giustizia minorile a un
esercizio di responsabilità: non è compito del giudice riparare
a ogni rottura familiare imponendo rapporti artificiali. È suo
dovere, invece, evitare che il minore diventi un campo di
battaglia tra adulti, o uno strumento di compensazione emotiva.
Il diritto degli adulti finisce dove comincia il benessere del
bambino. Oggi, la giustizia ha fatto proprio questo".
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