"Siamo i soldati dell'arte,
portiamo avanti una battaglia culturale, l'importanza di credere
nella vita come ci credevano i ragazzi del rave": così Andree
Ruth Shammah, direttrice del teatro Franco Parenti, spiega
all'ANSA le ragioni che oggi la spingono a credere ancora di più
nel festival di cultura israeliana che partirà il 16 ottobre e
si declinerà per tre mesi fino a dicembre.
Mentre altre istituzioni come la Cineteca di Milano hanno
cancellato iniziative legate alla cultura israeliana, Shammah ha
deciso di confermare il festival, che era già in programma,
perché "non si può cedere - sottolinea - alla barbarie, i motivi
del festival continuano, anzi si rinnovano". "Come persona sono
militante ma questa - precisa - non è un'azione militante, il
teatro crede al valore e alla vitalità del palcoscenico
israeliano e serve per approfondire". Di qui la decisione di
confermare la rassegna di teatro, musica, incontri e performance
'Per Israele: la tradizione ebraica e la creatività di Tel
Aviv', che si aprirà il 16 ottobre con il concerto di Yakir
Arbib e si chiuderà i 17 dicembre con un incontro tra Shammah e
Roy Chen, autore del testo 'Chi come me' che la regista metterà
in scena il prossimo febbraio.
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