Chiusura in follia per questa 74/a edizione del Festival di Cannes con gli ultimi due film in concorso che parlano di disagi mentali. È il caso di NITRAM dell'australiano Justin Kurzel, che racconta la tragica strage di Porth Arthur, e c'è poi RESTLESS, film belga di Joachim Lafosse che parla di una coppia innamorata in lotta con il disturbo bipolare di uno dei due.
NITRAM - ispirato al massacro di Port Arthur del 1996 che causò la morte di 35 persone e ne ferì 23 -, è un dramma ricco di sfumature e ritmo che parte da lontano: della strage si vede infatti solo l'incipit. Con personaggi ben delineati e straordinari il film - che uscirà in Italia con I Wonder - racconta il sanguinoso fatto di cronaca avvenuto in questa cittadina della Tasmania e lo fa con un impianto teatrale shakespeariano e con un protagonista da Palma oltre che molto somigliante all'originale: Caleb Landry Jones (nei panni del pluriomicida Martin Bryant). Che ne è di questo ragazzo intemperante e a volte violento che sogna di essere un surfer? Kurzel lo segue, passo passo, nella casa dove vive con i suoi genitori, raccontandone follie e fragilità. Fu definito allora un killer psicopatico, ma Bryant, almeno secondo lo psichiatra forense, era mentalmente disabile con un quoziente intellettivo di 66, equivalente a quello di un bambino di undici anni. Non solo, molti studiosi dissero che poteva soffrire di un misto di disturbo della condotta, deficit di attenzione, iperattività e anche di sindrome di Asperger.
Tutt'altra storia per THE RESTLESS di Joachim Lafosse. Qui il dramma è squisitamente familiare e si consuma nella coppia composta da Damiem (Damien Bonnard), pittore famoso, e Leïla (Leïla Behkti) che vive in una casa-studio in campagna con la figlia Emilie. L'interrogativo è: quanto amore occorre per convivere con un compagno molto malato? Per stessa ammissione di Lafosse, come quasi sempre capita, si è ispirato alla sua vita, ed esattamente a suo padre, famoso fotografo maniaco-depresso che si è trasformato in THE RESTLESS in pittore. Nel film Bonnard è comunque davvero bravo nel mostrare l'iperattivismo malato, e come inconsapevole, del suo personaggio e la sua ostinata volontà di non volersi curare con il Lithium.
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