Un delizioso miscuglio tra un Kill Bill ambientato all'Esquilino con tanto di vendetta finale, un film alla Kim Ki-Duk, un kung-fu movie con combattimenti degni di Bruce Lee e un comedy-drama romanesco-cinese spruzzato di romanticismo da 'Vacanze romane'. Ecco l'imperdibile 'La città proibita' di Gabriele Mainetti, in sala in anteprima l'8 marzo in 200 sale e poi, dal 13 marzo, in 400 sale con la PiperFilm.
Protagonista Mei (Yaxi Liu), misteriosa ragazza cinese, arrivata a Roma in cerca della sorella scomparsa. Qui incontra il giovane cuoco Marcello (Enrico Borello) e la mamma Lorena (una Sabrina Ferilli sempre più mamma Roma) che portano avanti a Piazza Vittorio il ristorante di famiglia tra mille debiti dopo che il padre Alfredo (Luca Zingaretti), in crisi di mezz'età, li ha abbandonati per fuggire con una giovane donna. Mei e Marcello sono destinati a incontrarsi e si ritroveranno catapultati nel ventre criminale di un'inedita Roma dark, piena di secolare disincanto dove dovranno lottare contro criminali senza scrupoli, ma, soprattutto, contro pregiudizi e diversità culturali. Come quelli di Marco Giallini nei panni di Annibale, piccolo delinquente romano abituato alla non accoglienza, o meglio allo sfruttamento di chi approda nella sua vecchia Roma e assistito da due guardie del corpo, Cip e Ciop, in odor della vicina Casa Pound.
"Perché questo film? Perché mi sarebbe piaciuto vederlo al cinema - dice a Roma il regista di 'Lo chiamavano Jeeg Robot' e 'Freaks Out'-. La mia ricetta è sempre quella di fare storie assurde con personaggi il più veri possibile in cui ti puoi riconoscere". E ancora Gabriele Mainetti: "Sì 'La città proibita' è anche una storia d'amore. L'amore c'è sempre nei miei film e in questo caso c'è anche il mio amore per le arti marziali". Sabrina Ferilli dice del suo personaggio: "Ormai li scelgo per empatia ho una sorta di intuizione nel fare quello che mi piace". Mentre per quanto riguarda la Roma che racconta Mainetti sottolinea l'attrice: "È una città multietnica che, senza retorica, potrebbe essere una parte del mondo qualsiasi come Berlino o Parigi. Comunque è una città che non abbandonerei mai anche se tornasse Nerone in persona con le sue fiamme".
Marco Giallini aggiunge: "Il mio Annibale l'ho costruito nel corso degli anni di questo che ormai considero, rispetto ai primi tempi, un vero e proprio lavoro". In conferenza stampa anche la protagonista Yaxi Liu, una stunt-woman e campionessa di arti marziali che dice in mandarino: "Per me questo film è stato una vera sfida che ho affrontato attingendo sia alle mie esperienze di un'infanzia turbolenta sia al fatto che ho cominciato a studiare fin da piccola le arti marziali". La città proibita, una produzione Wildside, società del gruppo Fremantle, PiperFilm e Goon Films, ha il soggetto e la sceneggiatura di Stefano Bises, Gabriele Mainetti e Davide Serino. In questa commedia unpolitically correct frase cult quella di Giallini, sfruttatore seriale di ogni immigrato presente a Piazza Vittorio che per richiamare i suoi scherani centroafricani, neri come la pece, gli dice un disinvolto: "Namo biondi, che c'avemo da fa'".
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