(di Marzia Apice
ALFREDO ACCATINO, LA LINEA E L'OMBRA.
SENZA TALENTO NEL LUOGO SIMBOLO DEL TALENTO: IL BAUHAUS (Giunti,
pp.240, 19 euro). La maledizione di non avere talento, in un
luogo in cui la creatività geniale è l'unica regola possibile: è
un tuffo dentro la rivoluzione e il fermento del Bauhaus il
romanzo di Alfredo Accatino, "La linea e l'ombra", in libreria
con Giunti dal 31 agosto. Il libro arriva in un momento in cui
anche a livello europeo, proprio per affrontare le sfide che un
contesto di profondo cambiamento come quello attuale ci impone,
si sta portando avanti una rivalutazione della celebre
esperienza artistica, tra le più affascinanti e forse
irripetibili del '900: nel giugno scorso infatti è stato
presentato al Maxxi di Roma (ma in collegamento con tutta
Europa) il New European Bauhaus, un tentativo di dare vita,
sull'esempio proprio di ciò che avvenne con il Bauhaus, a un
processo partecipativo e inclusivo di trasformazione sociale che
unisca arte, bellezza, creatività, modelli produttivi e
sostenibilità ambientale. Visto in quest'ottica, il bel romanzo
di Accatino è un ottimo modo per assaporare l'atmosfera unica di
un movimento che provò a cambiare il mondo: l'autore porta il
lettore direttamente 'dentro' l'humus di quei mitici anni '20
del secolo scorso, nei Laboratori Bauhaus di Dessau, la
"fabbrica del sapere" di Walter Gropius, un luogo in cui non si
insegnava niente, se non una metodologia utile ad "aprire gli
occhi" e decodificare la realtà applicando un sistema
industriale all'arte e all'artigianato. Protagonista del libro,
che può essere considerato un romanzo di formazione, è Erich
Kroll, ragazzo dal passato difficile, la cui unica colpa è di
illudersi di avere un talento che invece non ha. "In verità
Erich sogna, ma a modo suo. Si immagina il suo nome pubblicato
su libri e riviste, immagina le interviste, le foto, oppure la
notizia del suo funerale e la cerimonia cui partecipano amici
sgomenti e ammiratori commossi che si rammaricano di tutte le
ingiustizie che ha dovuto subire e di non averlo omaggiato
abbastanza. Magari una statua a Gelsenkirchen nella piazza del
mercato. Deve soltanto cercare di capire come riuscire ad
arrivarci a quel maledettissimo funerale", si legge nel romanzo.
Ottuso ed egoista, irrimediabilmente cinico, Erich fa di tutto
per emergere e farsi notare, sognando per sé un successo
impossibile da raggiungere: essere privo di qualità, anche
umane, di guizzi geniali e di creatività in un ambiente
competitivo come quello del Bauhaus è per lui una maledizione,
che lo farà sprofondare nel baratro, portandolo alla rovina.
Ricostruendo con efficacia contesti e situazioni, Accatino
pedina il giovane dall'apertura della scuola (1926), sino a
quando Walter Gropius ne lascia la direzione (maggio 1928),
permettendo al lettore di incontrare il pensiero di grandissimi
maestri, come Kandinskij, Klee, Schlemmer, e di assaporare lo
'spirito' dell'epoca. Ogni dettaglio nel libro ha il sapore
della verità (i personaggi sono realmente esistiti, tutti tranne
il protagonista): c'è il clima esaltante della scuola, tra
lezioni, dibattiti, scontri, amicizie e amori, accanto alla
furia creativa degli eccentrici Bauhäusler (alcuni divenuti
celebri), ma anche le potenzialità e le tante contraddizioni di
un movimento artistico rivoluzionario che incise nell'arte e
nella cultura del secolo scorso. Non manca la grande storia
sullo sfondo, con il dilagare del nazismo (che interruppe
l'esperienza della scuola), fino all'epilogo tragico della
guerra e della Germania divisa.
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