(di Paolo Petroni)
Nei periodi di crisi, di grandi
difficoltà, come è certo quello in cui viviamo oggi, tra guerre
e difficoltà economiche, è facile nascano discorsi nostalgici,
una memoria consolatoria su un passato che a posteriori si
ricorda come migliore e felice. Accade a livello sociale quello
che spesso rigurda singolarmente gli individui più anziani,
nostalgici della propria giovinezza, nonostante la celebre
perentoria affermazione di Paul Nizan: ''Non permetterò a
nessuno di dire che quella è la più bella età della vita''.
Non a caso negli ultimi tempi sono usciti alcuni libri che
rivisitano il passato e in particolare gli anni Sessanta del
Novecento, quelli in cui nacque la contestazione del passato e i
giovani, sull'onda del boom economico, rivoluzionarono i costumi
dando l'impressione di entrare in una nuova epoca. Ha inziato
MARIA LUISA AGNESE con 'ANNI SESSANTA - Quando eravamo giovani'
(NERI POZZA, pp. 172 - 17,00 euro) e poi è arrivato 'C'ERA UNA
VOLTA L'ITALIA - GLI ANNI SESSANTA' (FELTRINELLI, pp. 602 -
35,00 euro) di ENRICO DEAGLIO con IVAN CAROZZI, ai quali
potremmo dire che può far da introduzione il volume a più
interventi 'LA POLITICA DELLA NOSTALGIA - Il passato come
sentimento e ideologia' (MARSILIO - pp. 160 - 18,00 euro) a cura
di CRISTINA BALDASSINI e GIOVANNI BELARDELLI.
Il libro della Bladassini e Belardelli, con saggi di studiosi
diversi, da Ernesto Galli della Loggia a Loris Zanatta, da Fabio
Bettanin a Maria Elena Cavallaro, ci fa notare come non sia da
oggi che la politica usa la nostalgia di un passato idealizzato
per suscitare consenso in momenti difficili, come è accaduto,
scrivono, nel 2008 con la crisi economica internazionale e nel
2016 col contraccolpo della Brexit, la vittoria di Trump in Usa
e il recupero della suprematismo bianco, mentre Putin rimanda
alla grandezza passata della Russia. Da noi si incita invece
all'ogoglio nazionale, si stigmatizzano le migrazioni si cerca
di negare la nostalgia per un passato che invece sbuca da tutte
le parti in citazioni lessicali e lapsus involontari.
Allora, senza tornare al Ventennio con tutta la sua portata
anticostituzionale, ecco che sono i ''mitici'' anni Sessanta a
essere rivisitati, forti della loro spinta al rinnovamento e
alla crescita economica (anche se finirono con la grave crisi
petrolifera del 1973). Oggi la strgrande maggioranza degli
italiani sono persone che erano adolescenti in quegli anni o che
l'hanno sentito raccontare dai loro genitori. Quello della
Agnese è quasi un amarcord personale, in cui, per temi,
iniziando con famiglia, scuola e vacanze, per arrivare alla
politica attraverso musica, costume, cultura, restituisce anni
di davvero grande e vitale fermento, anche citando testimonianze
di altri, o inchieste come romanzi e film, tra la apertura
dell'Autostrada del sole e l'arrivo della lavatrice, i Beatles,
i Rolling Stones, la minigonna, poi i Kennedy, Bob Dylan e il
Vietnam e, offrendo anche un utile indice dei nomi, riporta
Alberto Sordi, re della commedia all'italiana, che ricorda,
parlando con Veltroni: ''avevamo l'idea che avessimo risolto
tutti i problemi e l'unico rammarico è che non era vero''.
Proprio, si può dire, giocando e miscelando questa ambivalenza
ha lavorato invece Deaglio che, con ottica storica e mettendo a
corredo numerosissime immagini, procede per quasi 600 pagine in
ordine cronologico, partendo dal 1960, anno dell'uscita de 'La
dolce vita', aprendo con le tante, emblematiche morti da Fausto
Coppi a Fred Buscaglione sino a Adriano Olivetti, mentre si
forma il governo Tambroni con l'appoggio degli ex fascisti
dell'Msi. E così di anno in anno sino al 1969 con l'espulsione
di quelli del Manifesto dal Pci, la contestazione, l'autunno
caldo, Nada che canta ''Ma che fredo fa!'' e infine la bomba di
Piazza Fontana il 12 dicembre con la storia ufficiale e quella
vera sulla creazione di falsi colpevoli come Valpreda e Pinelli.
Curiosità, testimonianze, fatti scorrono come in una lunga
carrellata rischiando di mettere un po' tutto sullo stesso
piano. Del resto, si avverteall'inizio, oggi su Google c'è
tutto e così le note sulle fonti utilizzate, la bibliografia è
stata ridotta al minimo e non c'è un indice dei nomi, ''per
suggerire ai lettori di farsi scrittori e ricercatori essi
stessi'', coi rischi che è facile immaginare.
Vero è che, come si è detto, da un punto di vista storico, la
costruzione mentale di un passato immaginario è stata spesso una
via per affrontare momenti di incertezza, ma negli ultimi anni
sta assumendo proporzioni preoccupanti. Allora conviene
ricordare cosa della nostalgia dicono gli psicologi che
ritengono sia un sentimento che dà conforto, soprattutto nei
passaggi più difficili e di transizione tra un'età e un'altra,
divenendo il filo di una continuità nella memoria e, puntando su
ciò che abbiamo amato, dona la spinta per cercare di andare
avanti verso nuovi obiettivi.
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