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Nostalgia, con la crisi si torna ai mitici anni Sessanta

Nostalgia, con la crisi si torna ai mitici anni Sessanta

I libri indagano un sentimento d'oggi tra politica e psicologia

ROMA, 15 gennaio 2024, 12:43

Redazione ANSA

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(di Paolo Petroni) Nei periodi di crisi, di grandi difficoltà, come è certo quello in cui viviamo oggi, tra guerre e difficoltà economiche, è facile nascano discorsi nostalgici, una memoria consolatoria su un passato che a posteriori si ricorda come migliore e felice. Accade a livello sociale quello che spesso rigurda singolarmente gli individui più anziani, nostalgici della propria giovinezza, nonostante la celebre perentoria affermazione di Paul Nizan: ''Non permetterò a nessuno di dire che quella è la più bella età della vita''. Non a caso negli ultimi tempi sono usciti alcuni libri che rivisitano il passato e in particolare gli anni Sessanta del Novecento, quelli in cui nacque la contestazione del passato e i giovani, sull'onda del boom economico, rivoluzionarono i costumi dando l'impressione di entrare in una nuova epoca. Ha inziato MARIA LUISA AGNESE con 'ANNI SESSANTA - Quando eravamo giovani' (NERI POZZA, pp. 172 - 17,00 euro) e poi è arrivato 'C'ERA UNA VOLTA L'ITALIA - GLI ANNI SESSANTA' (FELTRINELLI, pp. 602 - 35,00 euro) di ENRICO DEAGLIO con IVAN CAROZZI, ai quali potremmo dire che può far da introduzione il volume a più interventi 'LA POLITICA DELLA NOSTALGIA - Il passato come sentimento e ideologia' (MARSILIO - pp. 160 - 18,00 euro) a cura di CRISTINA BALDASSINI e GIOVANNI BELARDELLI. Il libro della Bladassini e Belardelli, con saggi di studiosi diversi, da Ernesto Galli della Loggia a Loris Zanatta, da Fabio Bettanin a Maria Elena Cavallaro, ci fa notare come non sia da oggi che la politica usa la nostalgia di un passato idealizzato per suscitare consenso in momenti difficili, come è accaduto, scrivono, nel 2008 con la crisi economica internazionale e nel 2016 col contraccolpo della Brexit, la vittoria di Trump in Usa e il recupero della suprematismo bianco, mentre Putin rimanda alla grandezza passata della Russia. Da noi si incita invece all'ogoglio nazionale, si stigmatizzano le migrazioni si cerca di negare la nostalgia per un passato che invece sbuca da tutte le parti in citazioni lessicali e lapsus involontari. Allora, senza tornare al Ventennio con tutta la sua portata anticostituzionale, ecco che sono i ''mitici'' anni Sessanta a essere rivisitati, forti della loro spinta al rinnovamento e alla crescita economica (anche se finirono con la grave crisi petrolifera del 1973). Oggi la strgrande maggioranza degli italiani sono persone che erano adolescenti in quegli anni o che l'hanno sentito raccontare dai loro genitori. Quello della Agnese è quasi un amarcord personale, in cui, per temi, iniziando con famiglia, scuola e vacanze, per arrivare alla politica attraverso musica, costume, cultura, restituisce anni di davvero grande e vitale fermento, anche citando testimonianze di altri, o inchieste come romanzi e film, tra la apertura dell'Autostrada del sole e l'arrivo della lavatrice, i Beatles, i Rolling Stones, la minigonna, poi i Kennedy, Bob Dylan e il Vietnam e, offrendo anche un utile indice dei nomi, riporta Alberto Sordi, re della commedia all'italiana, che ricorda, parlando con Veltroni: ''avevamo l'idea che avessimo risolto tutti i problemi e l'unico rammarico è che non era vero''. Proprio, si può dire, giocando e miscelando questa ambivalenza ha lavorato invece Deaglio che, con ottica storica e mettendo a corredo numerosissime immagini, procede per quasi 600 pagine in ordine cronologico, partendo dal 1960, anno dell'uscita de 'La dolce vita', aprendo con le tante, emblematiche morti da Fausto Coppi a Fred Buscaglione sino a Adriano Olivetti, mentre si forma il governo Tambroni con l'appoggio degli ex fascisti dell'Msi. E così di anno in anno sino al 1969 con l'espulsione di quelli del Manifesto dal Pci, la contestazione, l'autunno caldo, Nada che canta ''Ma che fredo fa!'' e infine la bomba di Piazza Fontana il 12 dicembre con la storia ufficiale e quella vera sulla creazione di falsi colpevoli come Valpreda e Pinelli.
    Curiosità, testimonianze, fatti scorrono come in una lunga carrellata rischiando di mettere un po' tutto sullo stesso piano. Del resto, si avverteall'inizio, oggi su Google c'è tutto e così le note sulle fonti utilizzate, la bibliografia è stata ridotta al minimo e non c'è un indice dei nomi, ''per suggerire ai lettori di farsi scrittori e ricercatori essi stessi'', coi rischi che è facile immaginare. Vero è che, come si è detto, da un punto di vista storico, la costruzione mentale di un passato immaginario è stata spesso una via per affrontare momenti di incertezza, ma negli ultimi anni sta assumendo proporzioni preoccupanti. Allora conviene ricordare cosa della nostalgia dicono gli psicologi che ritengono sia un sentimento che dà conforto, soprattutto nei passaggi più difficili e di transizione tra un'età e un'altra, divenendo il filo di una continuità nella memoria e, puntando su ciò che abbiamo amato, dona la spinta per cercare di andare avanti verso nuovi obiettivi.
   

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