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'L'isola inaccessibile', la storia degli Stoltenhoff in un libro

'L'isola inaccessibile', la storia degli Stoltenhoff in un libro

Curato dal giornalista Francesco Moscatelli

MILANO, 04 dicembre 2024, 18:01

Redazione ANSA

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Nel 1871 due fratelli tedeschi decisero di trasferirsi su una delle isole più remote del mondo per inseguire il loro sogno di cacciare le foche e vendere il loro grasso e le loro pelli. La storia di Frederick e Gustav Stoltenhoff è contenuta in un libro pubblicato da Eric Rosenthal nel 1952 ma mai arrivato in Italia. Le vicende dei due fratelli sono state tradotte ne 'L'isola inacessibile' (Ciost edizioni, 28 euro, pagine 238), curato dal giornalista Francesco Moscatelli. Un volume dove viene raccontato il loro avventuroso tentativo di colonizzare l'isola, un ex vulcano esposto ai Quaranta Ruggenti nell'Atlantico Meridionale dove vissero per ventitré mesi, nutrendosi di uova di pinguino e sfidando a nuoto le acque dell'Oceano.
    Anche se la loro impresa fallì, a oggi i due fratelli detengono il record di sopravvivenza sull'isola più remota dell'arcipelago più remoto del mondo. Prima di loro, gli unici a trascorrere del tempo sull'isola furono i naufraghi della Blenden Hall, nave diretta a Bombay che affondò dopo aver colpito uno scoglio.
    Il libro, già esposto al Salone del Libro di Torino e presso 'La Libreria del Mare' di Milano, sarà presentato il 16 dicembre all'Antico Caffè San Marco di Trieste con la traduttrice Elisa Cozzarini e lo scrittore Pietro Spirito. "Il libro di Rosenthal - commenta Moscatelli - non ha la potenza di un romanzo e non ha nemmeno l'ambizione di esserlo: racconta una storia vera, quella di due fratelli che hanno sfidato loro stessi e la natura". E che, con coraggio, decisero di rimanere comunque sull'isola per più tempo possibile, aspetto che ha colpito Moscatelli: "Sarebbero potuti tornare subito o dopo pochi mesi, ma rimandarono con una testardaggine che li rende interessanti e anche moderni visto che - conclude l'autore - al giorno d'oggi nessuno è più capace di gustarsi la bellezza del fallimento".
   
   

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