(di Marzia Apice)
SIMONA RUFFINO, NON TUTTO E' COME
APPARE. CONTRO LA CULTURA DELLA MANIPOLAZIONE (Apogeo, pp.224,
20 euro). Se la semplicità seduce, perché è più comoda e
immediata, la complessità invece spaventa e viene svilita,
quotidianamente. Eppure siamo tutti a rischio, perché
"semplificare è il metodo attraverso cui si addomesticano le
masse, si alimentano i conflitti, si determinano bisogni
effimeri". Inizia da qui la riflessione di Simona Ruffini nel
saggio "Non tutto è come appare", edito da Apogeo (prefazione di
Paolo Di Paolo), che indaga le dinamiche della comunicazione
manipolativa. Secondo l'autrice, proprio perché il pensiero
binario, con la sua continua opera di omissione e riduzione di
ogni cosa a una manciata di nozioni e slogan, ha ormai intaccato
da tempo anche l'informazione e la politica, per non parlare del
mondo dei social, è quanto mai necessario provare a rilanciare
il valore della complessità, e con essa una comprensione più
profonda della realtà che ci circonda: in gioco infatti c'è
quanto di più prezioso abbiamo, la libertà. Strutturando il
volume in tre parti - da leggere non necessariamente in modo
sequenziale - l'autrice porta avanti un'indagine profonda e
accurata con un linguaggio fresco e agile ma "senza metodo: non
ha la pretesa di dimostrare, quanto di evidenziare, raccontare,
accompagnare nel ragionamento", scrive. L'esercizio cognitivo
che Ruffino ci invita a riscoprire può proteggerci dal tifo da
stadio che banalizza ogni questione e può porci davanti ad
ambiguità e sfumature che fanno parte di ogni aspetto della
realtà, da quella a noi più vicina a quella più lontana. Nel
libro, infatti, molti sono gli esempi storici, filosofici e
neuroscientifici scelti proprio per mettere in luce il fenomeno
della polarizzazione che impoverisce la nostra capacità di
analisi critica. Un aiuto per proteggerci può arrivare anche
dalle parole: l'autrice ne individua sei - imperfezione,
compassione, libertà, cultura, utopia, amore - e ne svela il
valore ma soprattutto il potere. Il processo per riappropriarsi
della complessità è difficile, ma Ruffino, sebbene disincantata,
non si abbandona alla rassegnazione. Tutt'altro. Come sottolinea
nella prefazione Paolo Di Paolo, "In queste pagine c'è una
confortante fiducia utopisticamente lucida nelle possibilità del
cambiamento individuale e collettivo. In una trasformazione
migliorativa che passa dalla coscienza dell'imperfezione non
come limite ma come occasione: non si tratta di essere perfetti
e tanto meno perfezionisti; si tratta di verificare
quotidianamente le possibilità di emendarsi non dalle fragilità
o dalle manchevolezze, ma di accettarle rendendo però più
intenso e fruttuoso lo spazio della cura, della relazione,
dell'ascolto".
L'autrice sarà in dialogo con Vera Gheno il 21 marzo in
occasione di Libri Come.
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